Era già nelle previsioni ed era diventato certo con il risultato delle regionali e con lo scrutinio delle prime schede del voto comunale, terminato ieri sera: anche Arezzo sceglierà il suo sindaco il 14 giugno con un ballottaggio che vedrà contrapposti Matteo Bracciali (31enne renziano della prima ora, ma qui si usa dire boschiano) e Alessandro Ghinelli, già assessore forte delle giunte Lucherini. Alla fine i numeri sono 44,2% per Bracciali e 36% per Ghinelli. Ottima la performance del Movimento 5 Stelle con Massimo Ricci al 9,1% (5,8 alle comunali del 2011). Buona quella di Gianni Mori (Insieme possiamo e Cittadinanza attiva) al 4,6%, tutti al di sotto del 2% gli altri candidati, compresa la battagliera Maria Cristina Nardone.
Il voto Il ballottaggio è frutto della grande sorpresa offerta dalle liste, a partire da quelle che sostenevano Bracciali. Sceso il Pd al 35,9 (dal 39,3 del 2011), ben sostenuto dall’exploit della lista Arezzo in Comune e dall’assessore in carica Francesco Romizi con il 4,7, dai Popolari con il 3,5 e da un’ininfluente lista civica sotto il 2%. Più omogenea la coalizione di centrodestra che sosteneva Ghinelli: qui la lista civica, Ora Ghinelli, è addirittura al 12,2%, Forza Italia al 10%, la Lega a 8,6 (partiva dal 3,5 del 2011), Fratelli d’Italia a 4,1. In ordine, le prime cinque liste ad Arezzo sono quelle di Pd, Ora Ghinelli, Forza Italia, Lega Nord e M5S. Perciò ha ragione Ghinelli a sottolineare l’esperimento positivo della sua lista civica e ad interrogarsi sullo sviluppo performativo della stessa.
Aspettando il ballottaggio A fine spoglio Bracciali e Ghinelli si sono incontrati e concessi ai fotografi, entrambi ostentano soddisfazione e voglia di rimonta, entrambi si dicono sicuri di farcela. È vero che al ballottaggio gli elettori dovrebbero badare più al candidato sindaco che agli scenari politici nazionali e che la partita si svolgerà soprattutto sulla capacità di portare al voto gli aretini che non ci sono andati il 31 maggio. Però è vero anche che l’ostentato ottimismo di Bracciali non maschera l’evidente difficoltà a livello nazionale del Pd, né lo smarrimento dei renziani all’indomani di un voto che non solo non li ha premiati ma che ha indebolito il partito a livello nazionale. Insomma, una partita aperta che comunque verrà influenzata dagli avvenimenti nazionali fino al 14 giugno. E non solo di quelli che avverranno nelle segreterie dei partiti.