FIRENZE – La Regione si prepara ad affrontare una stagione delicatissima sul fronte dell’emergenza casa con il varo di due nuovi strumenti: una task force con istituzioni e sindacati per prevenire e affrontare le situazioni di criticità abitativa, e una ricognizione del patrimonio immobiliare inutilizzato e che possa essere destinato all’emergenza abitativa e sociale.

Le due novità sono contenute in due atti approvati nell’ultima seduta della giunta regionale, su proposta dell’assessora regionale alle politiche abitative e sociali Serena Spinelli.
“Le conseguenze della pandemia sulla situazione economica e sociale – evidenzia la Spinelli – si stanno facendo sentire in maniera sempre più pesante nelle categorie più fragili, che già si trovavano in condizioni di difficoltà economica. E per quanto riguarda il diritto all’abitare è evidente anche la crescita di quella fascia di persone che fa sempre più fatica a sostenere il costo dell’affitto. A questo si aggiungerà la scadenza di misure nazionali, come il blocco degli sfratti, che hanno consentito almeno di contenere le pesanti ripercussioni della pandemia”.

Il tavolo regionale permanente per l’emergenza abitativa sarà composto, oltreché dalla Regione, dai comuni capofila delle assemblee Lode (i Lode, Livello ottimale di esercizio, hanno un’estensione provinciale, con l’aggiunta dell’area empolese-valdelsa), da Anci Toscana, e dai sindacati degli inquilini.

La ricognizione del patrimonio immobiliare avverrà invece con un avviso pubblico. Finalità sarà quella di individuare nell’ambito del patrimonio edilizio di proprietà di soggetti pubblici, privati e del privato-sociale, quella parte del patrimonio che sia inutilizzato per destinarlo a emergenza abitativa e residenza sociale. La ricognizione servirà a permettere alla Regione di poter predisporre un elenco ricognitivo dei beni per stipulare successivamente accordi e convenzioni finalizzati a incrementare il patrimonio pubblico da destinare a emergenza abitativa e sociale. Tra le tipologie di alloggi previsti dall’accordo vi sono edifici già pronti, o legati a fallimenti, o ancora all’utilizzo di beni confiscati alla mafia.