superstrad1.jpgDopo le troppe morti e le copiose denunce delle vittime della strada, il procuratore capo di Arezzo Roberto Rossi ha aperto un fascicolo sulla E45, la superstrada della vergogna. Ad affiancare la procura di Arezzo c’è quella di Forlì – competente per il tratto romagnolo –  con il pm Sergio Sottani, titolare con il procuratore Rossi dell’iscrizione nel registro degli indagati a vario titolo di 22 persone, fra legali rappresentanti, dirigenti e direttori lavori, di numerose società che nel periodo dal 2010 al 2014 hanno eseguito interventi di manutenzione, miglioramento e messa in sicurezza, sulla superstrada E45 nei suoi due versanti romagnolo e toscano, percorrendo le vallate del Savio e del Tevere.

Il blitz Sul tratto toscano sono intervenute stamani quattro pattuglie della polstrada, coordinate dal comandante Alessandro Rossi, per accertarsi fino a che punto arrivi il disastro della E 45, con il suo asfalto distrutto che si sbriciola al sole e al gelo, con le buche e gli innumerevoli cantieri, uscite chiuse e deviazioni. Con i poliziotti era presente l’ingegner Antonio Turco, consulente incaricato dal procuratore Rossi di valutare le condizioni in cui versano la strada e i viadotti della E 45. «Nulla è possibile dire al momento – ha affermato il comandante della stradale -. Si è trattato del primo accertamento nell’àmbito di un’inchiesta che porterà nelle prossime settimane ad altre ispezioni”. L’ingegner Turco avrà il compito di esporre alla procura i risultati dell’atto iniziale di un’indagine che potrebbe anche sfociare in clamorosi provvedimenti.

Le ipotesi Le indagini,condotte dai carabinieri dei nuclei Investigativi di Forlì-Cesena e Arezzo, fanno riferimento all’ipotesi di reato, in concorso, di non avere adempiuto «agli obblighi indicati nei contratti di fornitura stipulati con l’Anas». In particolare sarebbe stato riscontrato che «il materiale cementato e stabilizzato non era conforme alle condizioni dettate dai contratti di fornitura». Da ciò deriva la seconda ipotesi di reato, sempre in concorso, in quanto secondo la Procura gli indagati, non adempiendo alle forniture indicate nei contratti, «ponevano in pericolo la sicurezza dei pubblici trasporti». Il caso era stato segnalato qualche mese fa in un esposto alla procura dall’Associazione vittime della E45, subito trasformato dal pm Rossi in un fascicolo giudiziario. Inizialmente senza reati e a carico di ignoti, adesso ci sono anche le contestazioni penali, precise e circostanziate: truffa aggravata ai danni dello Stato e attentato alla sicurezza dei trasporti. 

Reato-di-omicidio-stradale-600x450.jpgI lavori L’indagine riguarda 23 contratti per un importo complessivo di 15.536.955 euro. Le aziende coinvolte nell’indagine hanno sede legale nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini, Bologna, Modena, Ferrara, Rovigo, Palermo, Caserta, Latina e Trento. Nel mirino anche una ditta aretina, la Lucos di Sansepolcro. La Procura ipotizza che i lavori di manutenzione della superstrada siano stati eseguiti in maniera al minimo approssimativa e utilizzando materiale di pessima qualità che non regge all’usura del tempo. Anche i collaudi sarebbero stati fatti, nella migliore delle ipotesi, in modo sommario. Ma non si esclude il dolo, cioè che qualcuno li abbia firmati perché avesse interessi da favorire.


Basta stragi sulle strade «Ci stiamo battendo insieme al ministero dei Trasporti, al sottosegretario Nencini e all’Anas affinché realtà di questo tipo vengano smantellate e ricondotte alla legalità –  ha dichiarato Giuseppe Bellanca di Aivis, Associazione italiana vittime incidenti stradali -. In Italia nel 2014 quasi quattromila persone hanno perso la vita sulla strada e il dato, anche se in lievissimo calo rispetto agli anni passati, non ci può proprio confortare:siamo ancora il paese con il maggior numero di vittime in tutta Europa. Nel 2014 i bambini vittime di incidenti sono già 55 e solo nei primi 10 mesi dell’anno.  La maggior parte dei giovani italiani tra i 15 e i 29 anni che perdono la vita, muoiono a causa di incidenti stradali, soprattutto perché le nostre strade versano in condizioni critiche, troppo spesso non conformi ai parametri rispondenti alla sicurezza stradale».