Toscana che vai, olio nuovo – o meglio “novo” – che trovi. Possiamo ufficialmente inaugurare la stagione della raccolta delle olive del Granducato che, un po’ a macchia di leopardo e con molta differenzazione da zona a zona, si appresta a vivere un’altra intesa stagione olivicola com’è nella tradizione del territorio. «Si prospetta una buona annata – sostiene Giampiero Cresti, direttore dell’Ota (associazione degli Olivicoltori Toscani Associati) -. Sia a livello di produzione che di qualità, sebbene servirebbe qualche punta di freddo in più per poter mantenere un elevato standard di eccellenza». Dunque, come avviene in molti settori agricoli, sono ancora le strane congetture e i cambiamenti climatici a tener banco e far rimanere in guardia gli operatori del settore. Con un lavoro che, di conseguenza, deve dimostrare le dovute capacità di adeguamento. «L’extravergine di oliva è un’eccellenza per la Toscana ma si può ancora migliorare. I frutti vanno colti nel giusto momento di maturazione – prosegue Cresti -. Se avessimo uno strumento che ci consentisse di sapere quale è il periodo ideale per la raccolta, gli agricoltori non sarebbero portati ad operarla in maniera anche precocissima per scongiurare pericoli di grandinate o gelate improvviso. Il problema è che in alcuni casi si procede con quello che scherzosamente potremo definire “occhiometro”, senza avere un effettivo riscontro né tecnico, né scientifico, né tantomeno organolettico».
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