Paradossalmente si può cominciare la mattina a spolverare libri sullo scaffale. E’ importante dedicare un po’ di tempo a questa mansione, e i benefici sono molti.
Può cominciare così, il lavoro di libraio. O forse poteva cominciare così, ai tempi in cui le librerie non erano date per spacciate, non si era ancora entrati nell’era degli ebook e del download gratis e il lavoro del libraio era appunto un lavoro, con il futuro davanti. O forse…
E’ inevitabile, il groppo alla gola, leggendo “Felicemente affogato nei libri” (Leonardo edizioni) di Alessandro Falciani, storico libraio fiorentino che in 40 anni di attività ha visto cambiare un mondo, dai tempi in cui la sua piccola libreria del centro si poteva prendere straordinarie soddisfazioni (fino a ospitare le presentazioni di alcuni dei più importnati autori internazionali) ai tempi del disastro, con la chiusura dell’Edison, ferita ancora aperta nel corpo vivo della cultura fiorentina.
Quarant’anni e un mondo che se n’è andato, un libro che usa il registro della nostalgia e i verbi rigorosamente al passato… O forse no… Forse….
Meno male che mentre lo leggevo, pensando e ripensando al mestiere che mi sarebbe sempre piaciuto fare (per dire, come quello del palombaro), strane notizie hanno cominciato a rimbalzare nella mia città. Quasi tutte insieme…. una nuova libreria in un quartiere dove non ce n’erano mai state, un’altra in un altro quartiere tirata su dagli ex dipendenti dell’Edison, un’altra ancora…
Epidemia di incoscienza? Gli ultimi giapponesi del libro che non si riesce a stanare dalla giungla? Chissà. E se fosse che le librerie cambiano – magari si trasferiscono dal centro alla periferia, magari accettano di vendere anche penne e giocattoli – ma hanno ancora un lungo futuro davanti a sè?