Speriamo che sia femmina. Viene in mente lo splendido film di Monicelli, quando si pensa alla sostituzione del tri-dimissionario assessore alla cultura Massimo Vedovelli. Che sarà, per legge, donna. Nel 2014 è infatti stata emanata la legge Bosetti-Gatti (numero 56), che all’articolo 137 recita così: «Nelle giunte dei comuni con popolazione superiore a 3.000 abitanti, nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento, con arrotondamento aritmetico». Quindi, fatti i conti, a Vedovelli succederà una donna. Che resta, al momento, mascherata, celata dal riserbo di prassi.
Chi si diverte a fare previsioni, sta calibrando i nomi gettati in pasto soprattutto alla platea dei social, sulle varie necessità di posizionamento. Così, chi ha lo scopo di far vedere che Valentini sarebbe ancora preda delle armate ex “ceccuzziane”, fa circolare un paio di nomi ad arte. Chi invece vuole suggerire la dinamica di un sindaco in balìa della lobby “barniana-mancusiana”, sibila il nominativo di un’altra donna forte.
Francamente ci sembrano giochettini insipidi, esercitazioni fini a se stesse di capacità profetico-esoteriche, volte solo a spargere il consueto fumo Poco o nulla avranno a che vedere con la scelta del sindaco, che avrà fra l’altro effetti su un arco temporale, da oggi a fine legislatura, decisamente esiguo. Molto meglio che prefigurare lobby e schieramenti – anche da parte dei “contras” – sarebbe utilizzare queste dimissioni come opportunità per una grande riflessione sull’identità della città, che proprio nella cultura dovrebbe trovare slanci e condivisioni. E che invece, come anche la vicenda della chiusura de “Il tubo” dimostra, non riesce a dipanare nessuna matassa intricata.
Valentini è consapevole che con la “blindatura” del pacchetto Santa Maria della Scala, il vero assessore alla cultura – per obiettivi e portata strategica dell’incarico – sarà Daniele Pitteri il direttore del Santa Maria della Scala. A distanza di neppure due anni dalla fine del mandato, forse la designazione più coerente per la sostituzione di Vedovelli, potrebbe di conseguenza essere quella della presidente della Commissione Cultura del Comune, Rita Petti, che è stata artefice – insieme al vice presidente Enrico Tucci – di un bel percorso di partecipazione sul Santa Maria, che attende ancora di essere finalizzato a qualcosa di concreto. Come del resto tutto quanto è stato legato alla cultura in questi anni.
A Siena sembra invertita la famosa frase del film “Berlinguer ti voglio bene”: «E ora sospensione del ricreativo, si passa ar culturale». Il “ricreativo” fila via che è un piacere, tra perfomances ginniche ed escursioni a due ruote. Il “curturale” langue. E’ forse il comparto dove appare più evidente lo scarto tra le affermazioni di principio incoraggianti all’inizio, e quanto la giunta comunale sia riuscita a mettere in atto. Si va dalla sconfitta sulla capitale europea della cultura, dovuta in gran parte all’incapacità di unire davvero la città nella sfida, anziché affidarsi ai guizzi magenta di esterofili guru della comunicazione, al nulla sul Santa Maria della Scala. Al cui destino poco sta apportando il fantomatico progettone della Fondazione Monte dei Paschi. Al di là di pomposi e molto referenziali Stati Generali, l’impasse sulla cultura è evidente. Un immobilismo che è stato segnato oltretutto dalle ricorrenti “dimissioni” di Vedovelli, che non ha mai sentito il bisogno di dire però apertamente, con trasparenza, a cosa sia stato dovuto il suo continuo disagio.
Quando si accetta un ruolo pubblico – e pur non essendo elettivo, quello di assessore lo è – bisogna contribuire, soprattutto in una città come Siena, a rendere tutto chiaro, esplicito, pubblico. Perchè anche le motivazioni dell’addio di un assessore possono contribuire a spargere meno nebbia. Se, appunto, tolte dal cassetto del top secret e delle chiacchiere riservate.
Vedovelli, invece, fino ad oggi, ha preferito il silenzio. E non gli fa onore. Lo stesso silenzio nell’addio da assessore comunale, a cui si è ispirata Giovanna Barni nell’addio da amministratore della Chigiana. Troppo silenzio, che non giova a nessuno, neppure a chi lascia incarichi prestigiosi. Arrivato all’assessorato sulla scorta del successo da Rettore dell’Università per Stranieri, Vedovelli se ne va pochi mesi dopo la nomina ad assessore alla cultura della Regione di Monica Barni, proprio la docente che prese il posto di Vedovelli come Rettore dell’Università per Stranieri. Destini incrociati, ruoli che si sono accavallati, e poi allontanati definitivamente. Riprova del bisogno di aria nuova, di nomi nuovi, di facce nuove, di metodi nuovi, che è una delle emergenze di Siena. Per non pesticciare sempre nei soliti orticelli.