Padre Alabi con il suo legale Fanfani
Padre Alabi con il suo legale Fanfani
Padre Alabi con il suo legale Fanfani

Dieci minuti per avvalersi della facoltà di non rispondere. È stata questa la tempistica dell’ultimo interrogatorio di padre Gratien Alabi, il frate congolese indagato per la scomparsa di Guerrina Piscaglia. Accompagnato e consigliato dal suo legale, l’avvocato Luca Fanfani, il religioso ha scelto nuovamente di tacere, seguendo la linea difensiva adottata a settembre, dopo l’iscrizione nel registro degli indagati. Sì perché Gratien Alabi, quando era ancora solo una persona informata dei fatti, aveva parlato con il Pm Marco Dioni, per ben dieci ore filate. In quell’ occasione aveva raccontato di essere molto vicino a Guerrina e alla famiglia di lei, della convinzione della donna di aspettare un bambino da lui e dei famosi messaggini in cui Guerrina proponeva di recarsi in canonica per cucinare il coniglio e fare l’amore. Tutti questi dettagli, forniti da Gratien Alabi quando era ancora un testimone,  e non confermati dalle indagini della polizia postale sul vecchio Nokia di  Gratien, non possono certo essere utilizzati contro di lui oggi che è indagato.

«Non posso dire niente, devo avere rispetto della Procura». Queste le poche parole dette alla stampa da padre Gratien Alabi, all’uscita del Palazzo di Giustizia di Arezzo. «Se non rispondo ai Magistrati, non posso rispondere neppure a voi». È così che Gratien ha affrontato i giornalisti che questa mattina lo hanno fermato chiedendogli almeno un appello per Guerrina. Qui è subito intervenuto il legale che ha colto l’occasione per confermare la sua linea difensiva: «È chiaro che padre Gratien auspica che Guerrina sia viva e in buona salute e – ha continuato – se l’intenzione della Procura è di cristallizzare in prova le dichiarazioni di padre Gratien, noi non possiamo accettare. Lui ha già parlato per quasi dieci ore e non gli hanno creduto. Padre Gratien non è accusato di essere neppure un comprimario del reato, solo un favoreggiatore».  E ai giornalisti che lo hanno incalzato chiedendogli di un possibile processo,  l’avvocato ha risposto: «Ne sapete più voi di me, io lo leggo stamani sui giornali». Per ora gli elementi raccolti dagli inquirenti sono considerati minimi, affinché si possa procedere ad una richiesta di rinvio a giudizio al Gip che abbia una probabilità di successo.

Il 25 aprile scade la misura cautelare del divieto di espatrio Resta un appuntamento importante in calendario:  il 25 aprile 2015, data di scadenza della misura cautelare del divieto di espatrio. Se non ci dovessero essere importanti risvolti da qui al 25 aprile – tali da riconfermare la misura cautelare – Gratien Alabi sarà nuovamente libero di uscire dai confini del paese, magari per raggiungere quella parrocchia in Francia a cui da tempo lo ha destinato la sua congregazione.

Il 23 febbraio l’incidente probatorio di padre Faustin Tra poco più di un mese sarà la volta di padre Faustin, l’altro parroco di Ca’ Raffaello. Collega e confidente di Gratien Alabi sarà chiamato a fare chiarezza su molti dettagli, in particolare sulla fantomatica figura di zio Francesco, ritenuto dagli inquirenti un personaggio di fantasia.