E’ stato interrogato questa mattina dal Pm Marco Dioni Padre Graziano, così viene chiamato in paese Padre Gratien Alabi sul mistero della scomparsa di Guerrina Piscaglia, la donna allontanatasi da Ca’ Raffaello (Arezzo) a maggio. Il religioso fa scena muta, ma qualcosa al suo difensore lo rivela. «La donna aveva una certa infatuazione nei suoi confronti — dice il suo l’avvocato difensore Luca Fanfani, figlio dell’ex sindaco di Arezzo Giuseppe Fanfani— ma senza dare seguito a niente di più». E questo, secondo il legale, spiegherebbe anche i 4mila contatti, chiamate e sms, – tra Padre Alabi e Guerrina registrati nei mesi precedenti la sparizione.
Abiti non proprio talari Arrivato puntualissimo al Palazzo di Giustizia di Arezzo, ha trovato ad attenderlo le telecamere della Rai e molti giornalisti ai quali non ha rivolto parola. Vestito com’era, di talare aveva ben poco: camicia sbottonata sul petto, niente cravatta e abito spinato grigio chiaro.
L’interrogatorio è durato il minimo indispensabile. Il PM Marco Dioni probabilmente contava su di una maggiore collaborazione del religioso congolese, soprattutto dopo i sospetti suscitati dall’interrogatorio della settimana scorsa, ma si è trovato davanti un muro di silenzio. Nemmeno le sette ore dell’ultimo interrogatorio, per le quali i Magistrati hanno ritenuto opportuna l’iscrizione di Padre Alabi nel registro degli indagati perché «non dice tutto quello che sa», hanno cambiato la decisione del frate che si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Il difensore: «il silenzio è una mia scelta» Poco dopo l’uscita dell’indagato dal Palazzo di Giustizia, l’avvocato Fanfani ha rivendicato, in un comunicato ufficiale, la paternità di questa scelta giudiziaria, presa per tutelare il proprio cliente. Il legale ha ribadito come il sacerdote abbia sempre collaborato da semplice testimone e che continuerà a farlo, nei limiti del possibile. Un escamotage elegante per alleggerire il frate dall’aspetto più increscioso della decisione di tacere: un uomo di chiesa che invece di testimoniare per la verità, come imporrebbe la sua missione, sceglie il silenzio. Ma non è una sua decisione, specifica Fanfani , è una scelta processuale. Come a dire che il religioso è persona diversa dall’indagato, del quale il difensore ha l’obbligo di non aggravare la posizione.
Nei boschi e nella canonica si cerca ancora Guerrina Intanto si continua a cercare Guerrina battendo metro a metro l’alta Valtiberina e concentrando le indagini sempre lì, intorno a Ca’ Raffaello. Pur tenendo aperta la pista di un allontanamento volontario, gli inquirenti non sottovalutano il sequestro di persona e l’eventuale morte della donna. Oggi nuove ricerche sono partite in grande stile intorno alla casa di Guerrina, per poi concentrarsi di nuovo intorno e dentro la canonica, uno degli snodi intorno ai quali l’inchiesta si è concentrata da tempo: lì sarebbe stata diretta la donna quando è scomparsa, lì viveva padre Gratien. «Sapevo anch’io quello che sapevano tutti» cioè che lei voleva andarsene e lasciare il marito. «Non l’ho mai toccata, non ho fatto niente di male e non so che fine abbia fatto». Queste le parole dette da Padre Alabi nel primissimo interrogatorio, questi i nodi del giallo di Guerrina. Che fine ha fatto la donna? I tre sms inviati a maggio alla suocera erano scritti da lei? Sono stati inviati dal suo cellulare nei pressi di Ca’ Raffaello, ma se la donna fosse stata in paese come sarebbe riuscita ad aggirarsi nei pressi di casa senza essere vista da nessuno? Che rapporto correva tra Guerrina e Padre Gratien Alabi? E come si collocano nella vicenda gli oltre 4mila contatti telefonici tra i due, interrotti proprio il primo maggio, giorno della scomparsa della donna? Il frate intanto torna a Perugia, nella sede italiana della sua congregazione africana, libero da impegni pastorali sin dal 31 agosto, quando si è concluso il suo incarico a Ca’ Raffaello. Padre Alabi resta a disposizione, con tutti i suoi misteri.