Tradizione ed innovazione, un equilibrio che mette a dura prova Siena. «Il Palio è sempre cambiato nel corso degli anni, è normale che ci siano delle innovazioni, non siamo più negli anni ’80». Questo il pensiero di una “campana”, ovvero di una parte di senesi che reputano naturale l’evolversi dei tempi e conseguentemente del Palio che si adatta alla contemporaneità. «Ci fanno smettere, il Palio così non sa più di niente, tra un po’ ci faranno correre con i cavalli a dondolo». Questa invece è la voce dell’altra “campana”, quella conservatrice, che vede la maggior parte delle modifiche come uno stravolgimento della tradizione. L’argomento è indubbiamente scivoloso e ricco di insidie, soprattutto quando si parla di questi aspetti il rischio è quello di semplificare e banalizzare. Quali aspetti in particolare? Tanti, che sconfinano dal tufo in piazza ed arrivano a coprire i 365 giorni di vita dentro le mura del centro storico. Partendo dalle contrade innanzitutto si fa spesso riferimento alle difficoltà che si trovano nel tramandare la vita del rione di un tempo alle nuove generazioni, intasate da tecnologia e da ritmi di vita che mai si potranno comparare con quelli di decenni fa: nonostante questo è da apprezzare lo spirito di questi ragazzi che, a differenza di tanti coetanei di altre città o nazioni, coltivano la passione e la tradizione delle contrade, seppur in modo diverso rispetto al passato. Non esiste una linea da seguire, probabilmente i rioni potrebbero insistere ancora di più nel tramandare la cultura contradaiola ai senesi del futuro, facendoli diventare ancora più orgogliosi e profondi conoscitori della propria città.
Sicurezza Sul fronte sicurezza spesso si ha l’impressione che le istituzioni debbano arrivare ad uno scontro verbale con i Ministeri o i Prefetti, per mantenere intatti gli aspetti storici del Palio. Un dubbio però assale spesso le nostre teste, dentro le quali riecheggia un ritornello: «O si fa come ci dicono loro o ci fanno smette». La retta via potrebbe essere allora il coinvolgimento vero di tutte le contrade, dei loro popoli, delle istituzioni e delle forze dell’ordine, un confronto articolato, dettagliato che richiede tempo ed organizzazione, ma che potrebbe evitare le sorprese del numero chiuso per gli “spettatori” che arrivano due settimane prima della tratta o delle camicie “create” in prossimità delle curve senza il coinvolgimento dei protagonisti della piazza. Non è una ricetta, considerando che difficilmente l’argomento ne prevede una, potrebbe però rappresentare un passo in avanti.
Cavalli e fantini C’è poi l’argomento che riguarda i cavalli, i fantini, le corse, le batterie e il palio: se negli anni scorsi si è discusso molto sull’accantonamento dei purosangue, ci sono ancora molti aspetti che restano tema di discussione. Innanzitutto sono cambiati anche i proprietari dei cavalli, che prima erano in pochi e di tradizione, adesso sono in tanti, con tante “società” e con molte complessità che si sono aggiunte, che spesso vanno di pari passo con la crisi dell’ippica italiana. Quello che è evidente è l’enorme interesse in crescita dei senesi per gli altri palii: si parla molto di Legnano, Ferrara, Asti, Fucecchio, Bientina e di tanti altri, si conoscono i cavalli e le loro caratteristiche più idonee per correre in quella pista piuttosto che in un’altra, si conoscono le intese dei fantini con quelle contrade. Le dirigenze senesi si fanno praticamente il giro d’Italia per guardarsi tutti gli appuntamenti in programma, ai quali si dedica molto spazio nei media cittadini. Perché? Non c’è una risposta precisa, anche questa è stata un’evoluzione degli ultimi anni, oggettivamente credo però che sia un atteggiamento poco prolifico per Siena, semplicemente perché chi adora attaccare la nostra città si ritrova poi ad accostare naturalmente qualsiasi corsetta a pelo con il Palio, omettendo le enormi differenze di organizzazione e tradizione. Non è semplice dunque pensare al Palio del futuro, ma è emozionante al tempo stesso vedere come lo spirito della città e delle contrade sventoli fiero in queste ore tra selfie, cap, numero chiuso per gli “spettatori” ed accostamenti con le sagre di paese. Attenzione però a non tirare troppo la corda, anzi il canape: dopo gli altoparlanti non vorrei che finissimo con il mettere delle casse con il “tifo finto” o i maxischermo nelle piazze di periferia.