Lo sposo non c’era, sostituito nella cerimonia in Duomo dallo zio della sposa, il Granduca Ferdinando I de’ Medici. Ma questo fu solo un piccolo dettaglio, quasi una consuetudine nei matrimoni reali, e non tolse certo grandiosità alla cerimonia programmata a Firenze il 5 ottobre dell’anno 1600. Lo sfarzo trionfò infatti, senza limiti di mezzi e fantasia, durante le feste per le nozze di Maria de’ Medici, figlia dello scomparso Granduca Francesco e di Giovanna d’Asburgo, con Enrico IV di Navarra Borbone, re di Francia. Feste che sarebbero passate alla storia della moda e del gusto e che ora vengono ricordate nella mostra ‘Dolci trionfi e finissime piegature. Sculture in zucchero e tovaglioli per le nozze fiorentine di Maria de’ Medici’, in programma dal 10 marzo al 14 giugno a Palazzo Pitti (orario: mart-dom 8.15-18.50, chiuso lun e 1 Maggio. Info: 055.2388613/4 – www.polomuseale.firenze.it)
Lo stupore di ieri e di oggi Nella Sala Bianca, Sala di Bona e stanzette limitrofe, ecco infatti rievocate per noi le meraviglie che destarono lo stupore degli illustri e numerosi invitati: non solo le preziose stoviglie, le ceramiche istoriate, i bacili e le brocche d’argento sbalzato ma qualcosa che alla corte medicea era diventato un raffinatissimo ‘must’: le sculture, anche enormi, realizzate in zucchero ispirandosi a bronzetti e sculture di autori come il Giambologna, e le virtuosistiche ‘piegature’ di fazzoletti, tovaglie e teli di lino pregiato che diventavano a loro volta sculture da ostentare sulla tavola e sulle mensole di servizio. Qualcosa che non si era mai visto a tali livelli di creatività. Ne fanno fede in mostra esemplari come il Rinoceronte con Palma, il Leone da cui escono i gigli di Francia, l’aquila a due teste.
Fatture in mostra Per allestire i festeggiamenti non si era badato a spese, chiamando a raccolta i migliori artisti della corte medicea (una teca ne presenta in mostra le fatture). Innanzitutto Bernardo Buontalenti, che si occupò della sistemazione del Salone dei Cinquecento, sede del banchetto, e della preparazione delle tavole che si succedettero nel corso della cena. Poi il Giambologna, responsabile della produzione delle figure in zucchero, ‘alimenti decorativi’ concepiti come vere e proprie opere d’arte, e Jacopo Ligozzi, progettista della gigantesca ‘credenza del giglio’ ispirata ai gigli di Francia ma anche autore delle scenografie e della regia dello spettacolo serale del 6 ottobre. Nel Salone delle Commedie di Pitti andò infatti in scena, la sera successiva al banchetto, quella ‘Euridice’ di Ottavio Rinuccini (libretto) e Jacopo Peri (musica) che avrebbe dato origine alla tradizione musicale del melodramma: un evento nell’evento. Non solo, l’intero cerimoniale trovò il suo cantore in Michelangelo Buonarroti il Giovane, nipote del maestro, che ne scrisse una puntuale ‘Descrizione’ su ordine del granduca Ferdinando.
Un video svela i segreti delle piegature La mostra, curata da Giovanna Giusti e Riccardo Spinelli con la direzione di Matteo Ceriana e l’allestimento di Mauro Linari, viene proposta dalla Soprintendenza fiorentina come primo atto della sua partecipazione all’Expo 2015 e con molte collaborazioni. Prima di tutto quella della Fonderia d’Arte del Giudice di Strada in Chianti, che ha ‘fuso’ le sculture in zucchero, e dell’artista catalano Joan Sallas, che ha realizzato le piegature. E poi la Moleria Locchi di Firenze per le sfere specchiate e gli allievi dell’Accademia di Belle Arti per la progettazione della scenografia. In una salette riservata ecco il video incentrato sulla produzione delle figure in zucchero e sulle piegature: si deve ad Angelo Teardo con Vassily Spiropoulos e Amos Khana e al prezioso contributo di Pitti Immagine.