Lavoratori e produttori che acquistano quote per entrare nella composizione azionaria della Centrale del latte d’Italia (Cli), la società che dovrà nascere dalla fusione tra la Centrale del latte di Torino e quella di Firenze per sedersi come ‘uditori’ nel Cda della ‘Centrale del Latte della Toscana’, ovvero la società controllata da Cli che, come costola del nuovo soggetto economico, rimpiazzerà Mukki Latte. Qualcosa di più di una suggestione visto che i proponenti, Cgil e Cisl, ne hanno parlato sia in assemblea sindacale sia a Palazzo Vecchio, durante l’audizione congiunta delle Commissioni Controllo e Lavoro.
Coinvolti anche i produttori del Mugello La discussione è in fase embrionale, sottolinea Udirica Fabbri della segreteria Fai-Cisl, «però ne stiamo parlando, soprattutto con i dipendenti visto che sono chiamati direttamente in causa». La questione non partirebbe da un punto zero: lo scorso febbraio infatti, tra le otto manifestazioni arrivate al CdA di Mukki, compresa Parmalat, poi scartata, comparvero anche quelle dei lavoratori e dei produttori di latte. Una sorta di gesto simbolico, sull’ottica della corresponsabilità sul processo che si andava ad avviare, da cui prende le mosse ora il secondo capitolo: «Questa volontà c’è stata allora, ma quella manifestazione d’interesse – ha spiegato Fabbri- resta. Quell’intento permane. Anche il timing è interessante: l’idea arriva ad una decina di giorni, come confermano da Mukki, dal passaggio in CdA del progetto di fusione (forse il 29 gennaio). Un interesse, stando a quanto dichiara la Cisl, che potrebbe estendersi anche alla filiera corta, i produttori di latte, le stalle del Mugello. «Abbiamo parlato della cosa con i loro rappresentanti. Sono pronti a ragionare della cosa con noi».
Ipotesi acquisto quote del Comune di Pistoia E’ sul come, però, che il campo delle ipotesi si allarga, tanto che, vuoi per l’incertezza delle risorse economiche realmente in ballo, vuoi per l’effettiva disponibilità aziendale (così come politica) all’operazione, conduce il ragionamento in una sfera più complessa. Tuttavia, anche in questo caso, non manca l’elemento propositivo, visto che in Commissione i sindacati si sono sbilanciati, andando a tracciare due strade percorribili, anche se da valutare e approfondire: «pensare ad un aumento di capitale- ipotizzano-, oppure andare a comprare una parte di quote messe sul mercato da un socio pubblico in uscita». Un’idea cucita addosso sul Comune di Pistoia, che ha già chiarito più volte che, al termine della fusione, si tirerà fuori dalla partita cedendo le proprie azioni. La fetta di Pistoia, oltre il 18% di Mukki, «è stimata su 4,5 milioni di euro circa. Chiaramente- affermano i sindacati- non potremmo comprare l’intero pacchetto, anzi…». Per quel che riguarda i lavoratori, in sostanza, si resta nel campo del simbolico. Quel tanto che basta, però, per avviare la fase due del ‘piano’: «sedersi in CdA senza diritto di voto, come uditori. Questo passaggio vorrebbe dire molto- ha confessato Fabbri-, anche perché allevatori e lavoratori sono grandi portatori di interessi per quel che riguarda la vita e il futuro della Centrale del latte».
Perra: «Segno moderno se i lavoratori entrano nella gestione» «Chiediamo al presidente di Mukki, Lorenzo Marchionni, di presentare il piano industriale. Il presidente ce l’aveva promesso entro il 15 gennaio». A sottolinearlo Mario Tenerani, consigliere comunale di Forza Italia, presidente della commissione Controllo del Comune di Firenze. «Non c’è ovviamente nulla di male se si ritarda di qualche giorno- ha precisato il consigliere comunale azzurro-, ma ci teniamo a sottolineare, per l’importanza che l’azienda riveste per la nostra città e il nostro territorio, l’importanza di conoscere al più presto le strategie di Mukki per il futuro». Sulla possibilità che i lavoratori di Mukki possano comprare quote della nuova società è intervenuto anche l’assessore Lorenzo Perra che a Firenze si è occupato in prima persona di gestire la questione per la creazione della nuova società della centrale del Latte cittadina. «E’una notizia positiva, da incoraggiare politicamente – ha detto – Noi abbiamo sempre detto che il disegno è di crescita, nel disegno di crescita c’è un progetto non solo di tutela ma di espansione delle prospettive occupazionali, e c’è sicuramente un disegno di conservazione ed espansione delle capacità produttive territoriali del Mugello e della Toscana in generale. Per cui se entrano, secondo me, è un segno moderno, contemporaneo, della gestione di un’impresa che non è una gestione di cui loro non sono clienti ma dipendenti ed attori. Per cui siamo pronti a valutare noi ed i nostri futuri soci, che sono assolutamente disponibili ad una proposta di questo genere, per cui li contatteremo e cercheremo di capire anche quelle che potrebbero essere la quantità dell’impegno e anche la qualità poi di quello a cui potranno contribuire».