Un ricordo affettuoso per la ‘sua’ più grande scrittrice, rivolto dalla sua terrazza più bella, il Forte Belvedere. Così Firenze ha salutato Oriana Fallaci nel decennale della morte, avvenuta proprio nel capoluogo toscano il 15 settembre 2006. In tanti, raccolti sul bastione affacciato sullo skyline del centro storico, hanno preso parte alla serata in omaggio alla grande giornalista, organizzata da Fondazione Corriere della Sera Rizzoli e condotta dal direttore del Corriere Fiorentino Paolo Ermini, si è aperta con la lettura di un brano autobiografico della Fallaci da parte di Monica Guerritore, che ha riassunto, in pochi minuti, la vita burrascosa e piena di talento di Oriana.
Firenze, in ricordo di Oriana Fallaci E dopo dieci anni di polemiche (legate, in larghissima parte, alle prese di posizione sull’Islam nell’ultima parte della sua vita), la ‘sua’ città ha finalmente deciso di ricordarla in modo permanente. Giovedì, nel giorno della morte, il Comune di Firenze con il sindaco Dario Nardella intitolerà alla memoria della grande scrittrice il grande piazzale antistante la Fortezza da Basso, a pochi passi dal centro storico. E per i prossimi giorni, in occasione del decimo anniversario della morte avvenuta proprio a Firenze, dove era voluta tornare, il 15 settembre 2006, sono in programma readings delle sue opere e cerimonie nel cimitero fiorentino in cui è sepolta.
Oriana Fallaci 10 anni dopo la morte Gran parte delle testimonianze nell’omaggio di stasera hanno insistito proprio su come, in questi dieci anni, il nome della giornalista e scrittrice abbia suscitato spesso polemiche, distanze, scontri anche aspri che, visti oggi, restituiscono certo la ruvidezza di una donna che non amava le mezze misure, ma che aveva visto e previsto. «La verità, a 15 anni dopo l’11 settembre, è che lei aveva visto cose che noi non avevamo avuto il coraggio di vedere», ha detto Lucia Annunziata che ha definito «miserabile il discorso tutto italiano che vuole costringere la Fallaci a destra o sinistra, definirla razzista o non razzista». «Adesso è facile riconoscere il suo messaggio sull’islam, dopo le stragi, dopo l’arrivo dell’Isis: ma doveva esserlo anni fa – ha detto Paolo Ermini, per anni condirettore del Corriere della Sera e oggi direttore del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del giornale – quando ancora tutto questo non c’era stato. Il suo messaggio era privo di ogni venatura razzista: ma Oriana fu fraintesa, derisa, strumentalizzata. Questo succede solo ai profeti; e i profeti esistono anche ai giorni nostri». Di una «donna partigiana, una donna contro i nazionalismi autoritari, una donna che amava Firenze; una donna che, negli ultimi anni, ha avuto la forza di denunciare l’occidente buonista che ha creduto che presupposto del dialogo con altre culture potesse essere l’indebolimento dell’identità dei dialoganti», ha detto il sindaco Nardella: «Era forte e ruvida ma ha sempre usato questa forza ogni qual volta ha visto minacciata la libertà. Ha sempre odiato la guerra. Firenze si sente molto legata a lei». A chiudere l’evento è stato il nipote di Oriana Fallaci, Edoardo Perazzi. «Questa è una serata straordinaria, in un luogo incredibile – ha detto, visibilmente commosso – Firenze era tantissimo per lei: la considerava la sua casa a 360 gradi, il luogo dove era nata, dove viveva, dove lavorava».