Un bene comune da condividere e da preservare al tempo stesso. Si è aperto il dibattito intorno all’ipotesi di condere spazi per le barche attorno all’isola di Pianosa. Se da una parte i sindaci della zona lanciano appelli positivi, gli ambientalisti sono di parere opposto.
Botta e risposta su Pianosa «Apriamo Pianosa alle barche con un sistema controllato di boe a pagamento come per i diving. Pianosa è un bene comune». La proposta arriva dal sindaco di Capoliveri ed ex commissario del Parco, Ruggero Barbetti. D’accordo anche il sindaco di Rio nell’Elba, Claudio de Santi: «Boe intelligenti a Pianosa, ma anche all’Elba, un sistema appunto ‘intelligente’ per ancoraggi che distribuiscono bene il carico nelle rade, non distruggono la posidonia e fanno incassare qualche soldo». Ma Legambiente frena: «Le boe ‘intelligenti’, che sono già abbondantemente utilizzate in altre Aree marine protette, sono certamente meglio di un fallimentare lager per poveri cristi, ma Barbetti e de Santi si scordano di aggiungere una cosa: a Pianosa non esiste una vera e propria Area marina protetta e per quanto riguarda l’Elba sono stati proprio i comuni ad aver impedito che se ne potesse solo discutere», scrivono gli ambientalisti una una nota.
La replica di Legambiente Secondo Legambiente, solo l’isola di Capraia si è portata avanti con l’istituzione dell’Area marina protetta con una zonazione che è già stata approvata dal Consiglio regionale e il Giglio ci sta lavorando per Giannutri. «Se l’area di tutela marina integrale di Pianosa non diventerà a tutti gli effetti un’Area marina protetta, sarà difficile far passare le boe per i ‘poveri ricchi’ che si lamentano di non poter andare a Pianosa con gli yacht, cosa che, comunque, non ci sembra proprio una priorità per Pianosa, il suo mare, il suo ambente e per quella economia civile che potrebbe consentire all’isola di ospitare altre attività economiche compatibili», osservano ancora gli ambientalisti.