Il Partito Democratico si avvia ad eleggere il nuovo segretario che con grande probabilità sarà Matteo Renzi. La Convenzione dei delegati di ieri all’Ergife ha di fatto decretato con quali percentuali i tre sfidanti affronteranno le primarie della Madonna: Gianni Cuperlo 39,4%, Pippo Civati 9,43% e il sindaco di Firenze 45,3%. Dopo l’8 dicembre sapremo chi guiderà il più strutturato partito della sinistra italiana.

Ma cosa succede al Pd se vince Matteo? Un primo risultato sembra averlo già ottenuto il sindaco di Firenze. Nessuno della vecchia guardia ieri si è fatto vedere, né D’Alema, né Veltroni o Bersani ma nemmeno Marini, Fioroni, Finocchiaro o la sinalunghese Bindi. Nessuno. Non hanno trovato posto oppure sono prove generali di futura divisione? Già da tempo, e a bassa voce, ormai questo argomento comincia a fare breccia. Anche Massimo Cacciari va dicendo che l’anima più a sinistra del Pd difficilmente potrà convivere con un Renzi segretario. E così, visto che nel 2014 si voterà per le Europee con il sistema proporzionale, c’è chi potrebbe fare prove di grandi alleanze a sinistra (insieme a Sel e Psi), magari con la scusa di sostenere la pur valida candidatura di Martin Schulz a presidente della Commissione Europea. E cosa sarebbe mai, del resto, se non una prima prova di forza l’annuncio a sorpresa di qualche giorno fa di Guglielmo Epifani, attuale segretario, che il Pd organizzerà a Roma nella prossima primavera il congresso del Partito Socialista europeo? Come a dire che il cuore del Pd in Europa deve stare a sinistra, come forse a sinistra comincia a guardare anche Enrico Letta che sta tessendo rapporti con l’Spd (ha partecipato a due convegni nel giro di pochi giorni) e il presidente socialista francese Francois Hollande.
 
E a Siena cosa succede in città? Qui, come al solito, la storia si complica sempre un po’. Nelle settimane scorse tutti i partiti della sinistra hanno rinnovato i loro vertici provinciali. I Democratici hanno confermato alla guida Niccolò Guicciardini, che era stato cooptato alla segreteria dopo le improvvise dimissioni di Elisa Meloni nel giugno del 2012. Ma anche i principali alleati del Pd, in Provincia come in tanti comuni (compresa Siena), si sono ritrovati a congresso, eleggendo i rispettivi segretari provinciali, un politico di lungo corso come Giorgio Del Ciondolo per il Psi e Simone Ceccherini, un giovane ed appassionato militante e amministratore, per Sel (leggi). Cosa potrà succedere a Siena con questo ricambio di nomi è difficile dirlo, però è ipotizzabile che non assisteremo ad alleati supini di fronte ad ogni “democratica” decisione, che poi tanto democratica non era. Come il sostegno, lo scorso anno, alla candidatura di Franco Ceccuzzi a sindaco di Siena, con la disponibilità a partecipare da comprimari alle primarie. Per quel che è dato sapere sia Del Ciondolo che Ceccherini erano fortemente critici su quella scelta e, infatti, i socialisti finirono per non partecipare nemmeno a quelle del gennaio, e molti di Sel vi parteciparono ob torto collo.
 
La sensazione, diciamo pure la speranza, è che siano finite le epoche degli uomini soli al comando e che finalmente la politica torni a svolgere il suo ruolo di mediazione di tanti interessi e di discussione e dibattito veri e plurali. A quanto pare questo vento di novità non è ancora arrivato nella Assemblea comunale del Pd, dove in molti si lamentano dei trattamenti poco “democratici” per la scelta dei componenti la Direzione. Tra i trentasei nomi della squadra che sarà nuovamente guidata da Alessandro Mugnaioli, sarebbero rimasti esclusi, grazie a qualche giochetto, alcuni fieri renziani come il vicesindaco di Siena, Fulvio Mancuso, la pasionaria Tiziana Bernazzi, fondatrice di un comitato di donne per Renzi, e l’ex consigliere regionale Alessandro Starnini. Così, senza motivo e senza giustificazione, visto che i loro nomi erano stati proposti dalla componente di Gianni Porcellotti, uscita sconfitta con il 17% dei voti dalle recenti primarie ma pur sempre in diritto di indicare 6 nominativi. Ma per i tre sopracitati non c’è stato posto.

«La nuova direzione del Pd di Siena – ha detto Mugnaioli – è rappresentativa di tutte le sensibilità del partito. Ci sono molte energie nuove, che, però, potranno contare sull’esperienza di quanti hanno lavorato fino ad oggi per il partito e continueranno a dare il loro contributo». Tra questi, vecchi nomi come quello di Franco Ceccuzzi, sebbene qualcuno ricordi che su lui pende ancora un’inchiesta a Salerno. Insomma, la sensazione è che a Siena invece che abbandonare il campo come hanno fatto i Big nazionali ieri all'Ergife tengono ancora il centro del campo e si sentono utili alla causa. Chissà cosa succederà in città e nella sinistra nelle prossime settimane.
 
Ah, s’io fosse fuoco