Dibattito interno all’importante legge Balduzzi che riforma la responsabilità dell’uso dei defibrillatori da parte del personale non medico, ieri sera alla Festa dell’Unità di Firenze. Fra i presenti alla discussione pubblica anche il responsabile scientifico e dei rapporti con l’Università della Fiorentina, professor Giorgio Galanti. «L’impostazione iniziale della legge è quella di dare la possibilità a non medici di agire nelle urgenza del campo, e mi riferisco all’utilizzo dei defibrillatori – ha esordito Galanti –. A questa si è anche accorpato un emendamento o un ampliamento della legge che parla della visita da effettuare in soggetti che vogliono fare attività sportiva, anche non agonistica. Direi che il cuore della legge, cioè che soggetti non medici, cioè laici, che possono intervenire nell’emergenze che si verificano nello sport, è assolutamente corretta. Sulla visita che i soggetti che vogliono fare attività sportiva devono effettuare, direi che il dibattito è ancora aperto perché a seconda della qualità del soggetto l’intervento del medico può essere di tipico propedeutico, ovvero consigliare il tipo di attività, oppure in realtà un intervento di tipo valutativo, e anche questo inserito nel contesto generale. Il merito della legge Balduzzi è stato quello di innescare un dibattito sull’utilità dei controlli medici nell’attività non agonistica però ci sono numerose idee, numerose condizioni che stanno venendo fuori ora e io credo che alla fine quando ci saranno i decreti attuativi, questo potrà risultare un’ottima cosa».
Sguardo al futuro Il professor Giorgio Galanti viene definito un luminare a livello medico in Toscana ma non solo, visto che la sua esperienza, specie in campo universitario e sportivo, si è formata anche negli Stati Uniti. «La cosa più importante avvenuta negli ultimi anni nelle Università, con le lauree che sono specifiche per fisioterapisti, preparatori atletici, coloro che fanno attività sportiva, in qualche modo riescono a mettere un ponte fra le medicina e l’attività sportiva.- ha aggiunto il professor Giorgio Galanti – Creare una serie di professionisti che siano in grado di gestire l’attività fisica in maniera corretta. Non bisogna dimenticare che l’attività fisica, specialmente nei giovani, e’propedeutica per non avere malattie croniche non trasmissibili per gli adulti e quindi evidentemente il consiglio di fare attività e rendere l’attività sportiva fruibile a tutti, non dimentichiamoci che l’Italia è fra gli ultimi paesi per quello che riguarda l’attività sportiva, riguarda non solo un’azione di divertimento sociale, ma un’azione di impostazione della sanità che si vedrà magari fra 30-40 anni ma noi dobbiamo anche pensare al futuro».
Il progresso della medicina dello sport «Da docente negli ultimi anni, mentre prima la medicina dello sport era considerata una medicina basata sulla esperienza del medico e quindi andavamo in scienza e coscienza ma senza dati che possono essere riscontrati e riscontrabili, oggi con il web, con l’informatizzazione, con altre condizioni, la medicina dello sport è diventata scienza. Mi riferisco alla nostra banale condizione di recupero di un’atleta che è stato operato al crociato: quando cominciai 25 anni fa era qualcosa di particolare legato all’esperienza del fisioterapista, del riabilitatore, alla manualità. Oggi ci sono delle regole. C’è la capacità del riabilitatore, dei fisioterapista nel recuperare l’atleta, ma deve seguire delle regole. Sulla medicina dello sport i professori italiani sono un’eccellenza perché la traumatologia dello sport e soprattutto gli interventi di crociato sui ginocchi sono un vanto della scuola ortopedica italiana: dal professor Aglietti, al professor Mariani, al professor Marcacci. Noi siamo veramente bravi, non è mia abitudine togliere la stima di altri medici, ma in alcuni paesi grandi ortopedici che sono in grado di fare eccellenti interventi, non ce ne sono. E casi come quello di Strootman operato in Olanda, sono il risultato di quello che sto dicendo».