501 studenti e 60 insegnanti da 59 diverse scuole superiori di tutte le province della Toscana. Presenti anche 60 studenti universitari dei tre atenei di Firenze, Pisa e Siena (compresa l’università per stranieri), oltre a diversi rappresentanti istituzionali e di associazioni. In tutto, compreso il personale di supporto, 750 persone. Sono i numeri del decimo Treno della Memoria, promosso dalla Regione Toscana e dedicato a Primo Levi nel 2017, a 30 di distanza dalla sua scomparsa. Il fischio del capotreno sarà a mezzogiorno del 23 gennaio, il convoglio partirà dalla stazione di Firenze Santa Maria Novella e, dopo il viaggio tra il campo di concentramento di Auschwitz e il ghetto di Cracovia, rientrerà in Toscana il 27 gennaio, il Giorno della Memoria (che celebra proprio la liberazione di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa).
Il valore del Treno della Memoria «Questo viaggio è un percorso di conoscenza e consapevolezza, di riflessione sul valore della memoria». Così il vicepresidente della Regione Toscana Monica Barni ha commentato l’iniziativa organizzata, dal 2002, in collaborazione con il Museo della deportazione di Prato e sotto l’Alto Patronato del presidente della Repubblica. Protagonisti, fino a oggi, oltre 7mila studenti. «Questo viaggio ha un valore educativo immenso – ha aggiunto l’assessore regionale all’istruzione Cristina Grieco – . Da docente, ho visto tornare i ragazzi trasformati da questa esperienza. Sono contenta di poter accompagnare gli studenti quest’anno».
La dedica a Primo Levi Primo Levi, scomparso nel 1987 è lo scrittore reduce da Auschwitz famoso anche all’estero, che con “Se questo è un uomo” ha fatto conoscere al mondo l’incubo dei campi di sterminio. Per Monica Barni, la dedica alla sua memoria si tratta di un «atto doveroso». Primo Levi però, oltre alla figura di scrittore-testimone della shoah, è stato anche tra i partecipanti del viaggio della memoria toscano, organizzato nel 1983 dall’allora Provincia di Firenze. «Spesso quando le cose si ripetono vengono a noia – ha sottolineato Ugo Caffaz, animatore da sempre del Treno della Memoria – . Non succede questa iniziativa. Perché i drammi di oggi ricordano quelli di ieri e viceversa. Educativo è dunque capire e far capire i meccanismi che portano l’uomo a questo punto di aberrazione che vediamo ripetersi oggi sui barconi che solcano il Mediterraneo, che abbiamo visto durante la guerra in Ex Jugoslavia. Non dobbiamo voltarsi dall’altra parte. Ai tempi di Auschwitz coloro che riuscivano a non girare lo sguardo erano veri eroi. Oggi bisogna essere tutti eroi».