Concluso il Sinodo di Bergoglio. Ha trionfato lo stile di Francesco. Rimarrà deluso chi si attendeva, forse incitato da molti titoli di giornale, delle rivoluzioni. Ma rimarrà entusiasta chi capirà lo sforzo in atto. Che non è solo uno sforzo di vedute tra posizioni, rispettabili, all’interno della Chiesa, ovvero quelle tra progressisti e conservatori. Ma è uno sforzo di “caritas” verso una umanità ferita. Da un lato c’è la dottrina, che non va criticata perchè è santa e cattolica. E’ un insegnamento, che ha come fine il bene dell’uomo. E senza la quale c’è spesso il caos (vedi molte nuove generazioni).
Dall’altro c’è la vita degli uomini, che muta caso per caso, e che non si lascia definire.
Quindi se da una parte non si può, anche per comandamento divino, rimanere senza chiari riferimenti morali ed etici, dall’altro dobbiamo considerare lo spazio della Misericordia. Che non giustifica, ma capisce, che non si compiace ma che accoglie.
Forse potremmo imparare qualcosa dai nostri fratelli ortodossi in questo campo.
E nel futuro potremmo parlare anche di altri peccati, oltre di quello sessuale, che sembra polarizzare il dibattito sul peccato.
Personalmente ritengo positiva l’apertura, in alcuni casi alla Santa Comunione.
E’ vero che è difficile parlare di “Communio” con chi ha violato l’altra “Communio”, quella tra marito e moglie, che è sempre sacramentale.
Ma anche vero che Cristo è venuto per i malati e non per i sani.
E che Dio, è un Dio geloso, che tiene a chi lo ama.
Ritengo, personalmente, una delle cose più gravi, un approccio all’Eucarestia senza la consapevolezza dell’atto che si compie. Ovvero si accoglie Cristo presente realmente, con distrazione, con indifferenza, o perfino per abitudine.
Questo al di là della condizione di peccato in cui si versa.
Chi davvero desidera essere in Comunione con Dio, lo cerca, lo ama, ha il cuore contrito, e brama essere unito a Lui….
E forse in cuor suo già lo possiede.
Dice il Papa: «Esperienza del Sinodo ci ha fatto anche capire meglio che i veri difensori della dottrina non sono quelli che difendono la lettera ma lo spirito; non le idee ma l’uomo; non le formule ma la gratuità dell’amore di Dio e del suo perdono. Ciò non significa in alcun modo diminuire l’importanza delle formule, delle leggi e dei comandamenti divini, ma esaltare la grandezza del vero Dio, che non ci tratta secondo i nostri meriti e nemmeno secondo le nostre opere, ma unicamente secondo la generosità illimitata della sua Misericordia».
Credo che questo sia il riassunto teologico del Sinodo: Dio ama anche un’umanità ferita. E cammina accanto a noi. Noi lo sbaglio continueremo a chiamarlo sbaglio. Ma non escludiamo dal viatico, chi già soffre e cerca, sinceramente, Dio.