SIENA – I partiti non bastano, ma senza partiti non c’è alcuna possibilità di vittoria. Luigi De Mossi deve fare i conti con la realtà elettorale che gli si presenta di fronte.
Le fughe in avanti, come la ‘senesizzazione’ della giunta, non possono andare bene se al tavolo delle trattative non c’è un pieno consenso. Condivisione che da quanto emerso nel confronto avvenuto in settimana con le tre forze di centro-destra, non c’è. I chiarimenti ci sono stati e il vaso andrà per forza ricomposto. Ne ha bisogno il primo cittadino, così come i partiti, che arrivati a questo punto, non sembrano avere altri conigli nel cilindro, né tanto meno si possono permettere di abbandonare la barca. Se qualcuno scendesse, si affosserebbero a vicenda.
Il faccia a faccia, tuttavia, ha indotto il sindaco a sospendere il rimpasto di giunta. Si farà più in qua, superato lo scoglio dell’approvazione del bilancio. Il vero problema però sembrerebbe rappresentato dalla necessità di far digerire ai partiti figure trasversali, destinate a preparare il terreno per una nuova corsa elettorale. Volti noti, pure troppo visto il loro passato, come Leonardo Tafani, già assessore con Bruno Valentini. Uno dei possibili promotori delle liste-civetta.
Magari De Mossi, per essere più convincente, potrà usare anche la moneta di scambio delle nomine nelle varie partecipate comunali. Più che altro con la Lega, perché Fratelli d’Italia è già stata ‘ricompensata’ con l’inserimento di Alessandro Manganelli nella Deputazione generale della Fondazione Mps, mentre Forza Italia, visti i numeri, può avanzare meno pretese.
L’alternativa potrebbe essere un inserimento in giunta di figure gradite ai partiti. Operazione non semplice da effettuare, per due motivi. Il primo è legato al rischio di alterare ulteriormente gli equilibri della coalizione. Il secondo, ben più centrale, è mantenere una parvenza civica. Maquillage che sarebbe rappresentato da persone poi destinate a farsi portavoce, per la componente non partitica, del De Mossi-bis. I nomi di Colella, Fattorini e Battistini rispondono a questa logica (tra i papabili ci sarebbe anche Pinzuti, ma si dovrebbe dimettere da segretario comunale). Senesi, contradaioli (il primo è stato addirittura priore) e inseriti in contesti ‘utili’ come l’università o le associazioni di categoria. Il rimpasto tardivo non ha alcuna missione oltre a questa.
Non ci sarebbe, per il primo cittadino, una nuova azione propulsiva da dare alla giunta o sostituzioni per scarso rendimento. Di Luciano Fazzi, per esempio, si è parlato anche come possibile candidato sindaco a Lucca. Oppure Alberto Tirelli, vero portavoce dell’amministrazione nei primi due anni di mandato di De Mossi. Per finire con l’assessorato alla Cultura, rimasto vacante dopo le dimissioni di Sara Pugliese. Un passo indietro motivato anche con l’impossibilità di muoversi in autonomia. Quindi, come è possibile pensare che il sostituto possa farlo? E infatti non sarà così. Tutte figure ‘sacrificate’ (Pugliese a parte) sull’altare delle amministrative.
Si vota a giugno 2023, ma le urne si possono quasi toccare con mano. Terminata la stagione paliesca (il peso specifico della Festa in questo caso è tangibile), la campagna elettorale entrerà nel vivo. L’azione amministrativa sarà demandata agli uffici e il sindaco si muoverà quasi solo per logiche elettorali. E come lui faranno gli assessori, vecchi e nuovi.