Meglio tardi che mai. I grandi media nazionali aspettano il video messo in rete dal New York Post, per accorgersi del caso David Rossi, che hanno sempre nascosto, perfino nel momento della riapertura dell’inchiesta. Il video, scioccante per le immagini, non certo per il suo rilievo ai fini dell’accertamento della verità, era agli atti da sempre.
Ma ciò che ha scritto il NYPost, al di là del video poco “scupparolo”, è invece di forte interesse. Sia nel contenuto del testo, sia per l’effetto che ha avuto, risvegliando il torpore sul caso dei grandi media, che hanno sempre sostanzialmente ignorato i misteri della morte di David Rossi.
Utile dunque, il video “ammerigano”, che ha però omesso di mostrare altre immagini di altre presenze, dentro il vicolo, non non spiegabili e non riconducibili a due funzionari della banca, che pure sono state mandate in onda già due anni e mezzo fa.
Ci abbiamo lavorato su quel video e sugli atti (con Antonella Mollica) per il Corriere Fiorentino ( link ); lo abbiamo fatto vedere a Siena Tv e Toscana tv. Come pochi altri hanno fatto con continuità: Report con Paolo Mondani e David Vecchi sul Fatto Quotidiano.
E poi dal 6 marzo Sergio Rizzo sul Corriere e adesso con un videocommento da seguire sul Corriere.it. ( link ) intitolato “Come hanno fatto i magistrati ad archiviare il caso?”
Qualche interrogativo su quanto accaduto degli ultimi due giorni, emerge: perchè tutto questo can can con autogol, avviene a una settimana dalla annunciata simulazione della tragica caduta del corpo di David Rossi sul selciato del vicolo di Monte Pio? E mentre si attendono gli esiti delle analisi sulla salma riesumata? Perché gli americani non hanno scritto che dal video originale, quello intero, mancano comunque sette minuti, come affermano i periti di parte? Chi ha dato il video postato proprio ora agli americani e perché proprio quello spezzone, smontato poi dal comunicato della Procura? Perché nulla si sa delle immagini delle telecamere interne? Perché i grandi media nazionali, per mandare in onda i servizi su quel video terribile, hanno aspettato gli americani? Interrogativi inquietanti. Ma comunque sia, il video messo in rete da NYPost, ha riaperto l’attenzione mediatica sulla morte di David Rossi. E dunque w il NYPost: il Corriere, per esempio, ha messo on line l’intera trasmissione di Report, ben più oggettiva in quanto ai dubbi del caso, del filmato di NYPost. E anche il Tg1 ha offerto altre informazioni sul video, più calzanti del New York Post. Gli americani hanno sbagliato il teorema che il video suggeriva: «vi facciamo vedere noi gli assassini di Rossi». Gioco facile per la Procura della Repubblica di Siena, definire quel video foriero di «insinuazioni fuorvianti». Però nel suo comunicato, la Procura dice che interrogherà di nuovo, come testimoni, Filippone e Mingrone, che erano già stati sentiti a suo tempo, dopo che era stato definito che erano loro due le persone nel video ora diffuso dal New York Post. Ed è un passaggio interessante.
Ecco, questi nuovi interrogatori annunciati, sono un pezzo della nuova inchiesta che sabato 25 giugno approda alla simulazione della caduta del corpo di David sul selciato del Monte Pio. E allora c’è da sperare che i grandi inviati, adesso risvegliati dagli americani, torneranno a Siena sia per la cronaca della simulazione, sia per studiare quel video per davvero e per intero, per apprendere ciò che è stato scritto e mostrato in tv, per leggersi tutti gli atti e le perizie di parte che sono sfociate nella riapertura del caso. Ora non hanno alibi, visto che ci hanno aperto tg e giornali, con il caso David Rossi. Arriveranno, vero? E torneranno quei giornalisti che il video hanno visto due anni e mezzo fa, per intero, e ne hanno ignorato l’esistenza e il contenuto? Perché le regole del mestiere direbbero questo: se si è fatto comunque diventare un fatto di cronaca rilevante ciò che per anni si è ignorato, allora ora ci buttiamo a pesce per rendere noti tutti gli elementi di informazione che sussistano, sulla morte di David Rossi, al di là del copiaeincolla del comunicato della Procura, fissando in agenda la data del 25 giugno.
Le due pagine di oggi sul Corriere Fiorentino sul cosiddetto scoop americano del nuovo-vecchio video sulla morte di David Rossi, vanno ben oltre al fragore a scoppio ritardato. E riportano gli elementi veri in campo: ribadiscono il nodo di fondo, ripercorrendo tutte le incongruenze già evidenziate: il tema non sono quelle due persone sotto il Monte dei Paschi, ma quelle due eventuali persone sopra, dentro la banca, che secondo le documentate perizie dei legali della moglie Antonella Tognaizzi e della famiglia, hanno provocato la morte di David. Su questo la Procura sta lavorando da novembre, per accertare finalmente la verità, dopo anni di inerzia. Anni in cui, dopo la frettolosa e comoda archiviazione di quella morte come suicidio, sono stati ignorati elementi oggettivi portati in campo da Goracci, Scarselli, Norelli e Sofia, da subito, a parte la successiva perizia calligrafica sui bigliettini. E questa enorme documentazione resta bene in campo, affatto scalfita dallo sterile scoop degli “ammerigani”. E non potrà mai più essere accantonata come una «insinuazione fuorviante».