Doveva essere l’anno dell’overtourism, ovvero del numero eccessivo di turisti nelle nostre città d’arte e nelle principali destinazioni nazionali, ed invece sono mesi che questa parola non compare su stampa, tv e siti internet. Al contrario, a mezza voce si dice che – alla fin fine – è un anno a bassa intensità di crescita, fra l’1 e il 2% se tutto andrà bene, mentre a livello internazionale si veleggia sul 5-7%, quindi a tutt’altra velocità.
Mi è venuto in mente uno dei film considerati minori di Orson Welles, dal titolo “L’infernale Quinlan” (in originale: Touch of Evil) in cui lo straordinario regista ed attore interpretava un poliziotto che non esitava a fabbricare prove false pur di arrivare all’arresto ed alla condanna di colpevoli veri. In mancanza – come sempre – di dati attendibili e credibili, si mettono in campo analisi, come quella di Demoskopika, che dichiara correttamente di basarsi addirittura sui dati Istat (che tenerezza: ancora qualcuno che li usa!) per dirci che nell’anno in corso «si prevedono poco meno di 126 milioni di arrivi che dovrebbero generare ben 426 milioni di presenze, con un periodo medio di permanenza di 3,37 notti per cliente. Un andamento in crescita rispetto all’anno precedente: +2,7% di arrivi e +1,3 di presenze».
Intento apprezzabile, quello di uscire a mezz’agosto con dati riguardanti l’anno in corso, quando invece siamo abituati a lavorare su numeri già vecchi di sei mesi. Ma attendibilità ancora una volta scarsa nel dettaglio, mentre sicuramente va a coincidere con quello che si vede e si sente dire in giro: non è un anno d’oro per il turismo. Come l’anno scorso nessuno aveva avuto merito per la crescita notevole che c’era stata – non essendo state impostate politiche serie e continuative che possano incidere sui flussi turistici – così anche quest’anno non è demerito di nessuno. Prendiamo quello che viene, e buona grazia se almeno la crescita internazionale ancora ci regala numeri con il segno positivo davanti e non percentuali negative.
Ogni volta che leggo le lamentele di qualche operatore, mi viene voglia di telefonargli e chiedergli: cosa hai fatto concretamente per attirare più turisti? Ma poi resisto alla tentazione, tanto conosco già la risposta. E – per dirla con il grande Mario Melloni, in arte Fortebraccio – «ho già troppe malinconie. Mi bastano i beni culturali».