Era il 7 agosto del 1784. Vittorio Alfieri, partito da Siena, viaggiava alla volta dell’Alsazia per raggiungere la sua amata contessa d’Albany. Preso dalla nostalgia degli amici senesi dettò un sonetto dove nomina tutto quel crocchio di persone e di luoghi a lui cari. Tra questi una tipografia: “fama mi dà la stamperia Pazzina / le cui bindolerie già poste ho in Lete”. Si trattava, appunto, della stamperia di Carlo Pazzini, abituale punto di ritrovo di letterati e docenti universitari, per i cui tipi lo scrittore astigiano aveva pubblicato l’anno precedente le sue prime quattro Tragedie. Ancora per i torchi pazziniani avrebbero fatto seguito il secondo e terzo volume.
Ci è piaciuto ricordare l’insigne precedente editoriale per dire come, a Siena, pubblicare libri sia usanza antica, oltre che “necessaria” a dare conto di una storia e di una cultura. Risale addirittura al 1484 la prima edizione a stampa dell’opera di Paolo di Castro Lectura super sexto libro Codicis, realizzata dalla società tipografica che aveva costituito Enrico di Colonia insieme ad altri stampatori, tra i quali Lorenzo Canizzari.
Così come fu attivo stampatore in Siena Luca Bonetti, che nel 1572 pubblica il Dialogo de’ Giuochi che nelle Vegghie Sanesi si usano di fare di Girolamo Bargagli. Il Bonetti, forse non troppo soddisfatto della collaborazione autoriale, tenne a premettere: “lo stampatore avverte che l’Autore non ha ripulito lo stile e non si è punto occupato della correzione”. Ma i Giuochi, a detta di Orazio Lombardelli risulteranno “guidati con artifizio platonico”, con “favella purgata e soave”. Di Scipione Bargagli (fratello di Girolamo) sempre Bonetti stamperà nel 1589 La Pellegrina, una commedia uscita postuma e che vedrà diverse ristampe fino ad essere inserita nelle Commedie degl’Intronati di Siena, edite nel 1611 dal veneziano Franceschi.
E’ poi di epoca ottocentesca un altro grande cultore di libri, Giuseppe Porri. Aveva rilevato la libreria e tipografia paterna e divenne uno degli editori italiani più noti e raffinati. La sua libreria fu luogo di idee e di elaborazione culturale. Appassionato collezionista arrivò a raccogliere oltre ventimila autografi di personaggi celebri.
Oggi anche a Siena non gemono più i torchi, ma dentro lo sfarfallio dell’elettronica e al ritmo di macchine che nel giro di una notte stampano interi tomi, si continua a produrre un numero sorprendente di libri. In nome di una tradizione e di un elegante vezzo quale è quello della carta stampata: delizia tutta da sniffare, pardon… da leggere.