Non c’è nulla da fare, i romagnoli sono fatti di un’altra pasta. Per celebrare i 700 anni della morte di Dante Alighieri (13 settembre 2021), Ravenna ha cominciato a lavorarci 10 anni prima.
Sì, è dal 2011 che esiste un sito internet ben funzionante e aggionato (www.dante2021.it) – un programma di attività nel mese di settembre di ogni anno, l’alto patronato della Presidenza della Repubblica, la direzione scientifica dell’Accademia della Crusca, il finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna e il patrocinio della Regione Emilia Romagna. Insomma, una cosa fatta per bene.
Da Firenze e dalla Toscana – se sono io distratto, farò ammenda volentieri – per ora non giunge nessuna notizia. Lo stesso per i 500 anni della morte di Leonardo Da Vinci, anniversario ancora più vicino: 2 maggio 2019. Spero anche qui di essere distratto e quindi smentito, ma l’unica iniziativa di cui ho sentito parlare è quella che stava nel dossier “magenta” di candidatura di Siena a capitale europea della cultura, con un progetto, a mio parere, anche stimolante ed intrigante, dal nome “We are Leonardo” (leggi). Visto che non esiste nessun legame conosciuto fra Siena ed uno dei più straordinari personaggi della storia, l’idea è quella di agganciare l’anniversario del 2019 – cito testualmente – per «celebrare questa geniale figura spronando tutti i cittadini, con particolare attenzione ai bambini e ai giovani, a prendere ispirazione dal suo metodo di lavoro basato sulla curiosità e sull’apprendimento autodidatta, sulla sperimentazione e sulla multidisciplinarietà. Oggi, Siena ha bisogno di elaborare nuovi modelli economici per uscire dalla crisi, puntando ad esempio sulle nuove industrie culturali e creative del XXI secolo, settori che richiedono però una forte propensione al pensiero creativo e all’innovazione. Per questo motivo, il progetto si propone di incoraggiare la voglia di sperimentare insieme alla libertà di esplorare nuove possibilità e di commettere errori».
A me sembra un bel punto di partenza, per costruire in Toscana un anno leonardiano diverso dal solito. Ma, come insegnano a Ravenna, per favore non riduciamoci agli ultimi sei mesi.