ROMA – «La Santità senese è quanta ce ne è: si racchiude nella spiritualità manifestata da Santa Caterina, dagli altri testimoni della fede. Si esprime anche in situazioni di grande significato come la complessa vicenda del Reliquiario di San Galgano: dal ritrovamento dopo il clamoroso furto nel 1989 nel Museo del Seminario Arcivescovile di Siena, continua con il suo restauro e la sua esposizione nella Pinacoteca Vaticana insieme gli altri valori recuperati».

Così il cardinale Augusto Paolo Lojudice, nella sala conferenze dei Musei Vaticani alla presentazione dell’importante progetto che ha trovato la sua migliore realizzazione nella mostra ‘Dalla Spada alla Croce. Il reliquiario di San Galgano restaurato’. Prodotta grazie alla collaborazione tra Musei Vaticani, Arcidiocesi di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino e Opera della Metropolitana di Siena, con il contributo di Opera Laboratori, Sillabe e Giovanni Raspini, è allestita nella Sala XVII della Pinacoteca dei Musei Vaticani.

L’inaugurazione si è meritata una cerimonia nella sala conferenze dei Musei Vaticani: protagonisti coloro che hanno partecipato a questa azione, nella quale nel tempo si incrociano fede, arte, passione, lavoro, investimenti. «Accogliere questo evento e l’esposizione – ha ammesso Barbara Jatta direttrice dei Musei Vaticani – è una grande soddisfazione: sia per il significato che per il valore degli oggetti esposti». Nella Sala XVII della Pinacoteca Vaticana, in mostra fino al 18 febbraio, con l’opera del Maestro di Frosini, capolavoro della produzione orafa senese del XIV secolo, oggetto di intensa devozione popolare. una croce astile in rame e argento, sei calici in argenti, un calice pisside in rame dorato, una pisside in argento, tutti rubati, ritrovati e restaurati.

Una gratificazione condivisa da suor Raffella Petrini segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, dal rettore dell’Opera della Metropolitana di Siena Giovanni Minnucci. «Una forte testimonianza del potente valore aggiunto creato quando si uniscono l’impegno delle forze ecclesiastiche e laiche. Si incontrano e collaborano nella Opera della Metropolitana, dal 1190, la più antica delle venticinque fabbricerie censite in Italia».

Gli altri grandi protagonisti di questa vicenda sono il Comando dei Carabinieri, Tutela Patrimonio Culturale che hanno recuperato questo patrimonio. Una straordinaria operazione, più di trent’anni dopo, grazie al Comando dei Carabinieri, Tutela Patrimonio Culturale: un percorso ricostruito dal comandante del Nucleo dei Carabinieri di Palermo Gianluigi Marmora. Oltre dieci milioni di euro il valore stimato del Reliquiario di San Galgano, fino al suo ritrovamento, nel mondo una delle sessanta opere trafugate di maggiore valore. Ed ancora, partner di questa più recente storia, il Laboratorio di restauro metalli e ceramiche dei Musei Vaticani : in questo centro, ha spiegato Barbara Pinto Folicaldi, il Reliquario, con le scene della vita del Santo e della sua spada decorate finemente in preziosi smalti traslucidi, e gli altri preziosi reperti sono stati oggetto di un avanzato processo di recupero. Grande il ruolo dell’Ufficio dei Beni Culturali della Diocesi e del suo responsabile don Enrico Grassini. Un evento condiviso nella sala conferenze dai sindaci del territorio senese, con cui si incrociano le vicende del Reliquario, altri vertici e rappresentanti istituzionali, parlamentari, presidenti, direttori, esperti.

A marzo 2023 la mostra si trasferirà a Siena, allestita nella cosiddetta Cripta del Duomo,

La storia

Secondo la tradizione, Galgano sarebbe nato nel borgo senese di Chiusdino. Cavaliere della piccola nobiltà locale, si convertì alla vita ascetica ed eremitica dopo le visioni dell’Arcangelo Michele, come rappresentato nelle sei scene del Reliquiario. Condusse la sua vita monastica nell’Eremo di Montesiepi, da lui edificato su una collina vicina al luogo dove sarebbe sorta l’Abbazia. Morì, secondo le fonti, il 30 novembre 1181. Appena quattro anni dopo fu convocata una commissione di inchiesta, che indusse Papa Lucio III a proclamarlo Santo nel 1185.

A Galgano è attribuito nella sua rappresentazione iconografica, il celebre segno della spada conficcata nella roccia che diventa una croce davanti alla quale inginocchiarsi e pregare. La sua fama tuttavia si afferma sullo sfondo della diatriba fra Papato e Impero sulle ‘investiture’  e nel contesto dell’espansione dell’Ordine Cistercense grazie all’opera di San Bernardo di Chiaravalle.

Il furto

Nella notte tra il 10 e l’11 luglio 1989, si verificò un furto al Museo Diocesano dell’Arcidiocesi di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino, all’epoca allestito nei locali adiacenti al Pontificio Seminario Regionale ‘Pio XII’, in località Montarioso, nel Comune di Monteriggioni.

Furono prelevati con dolo oggetti preziosi di oreficeria medievale e barocca, fra i quali il celebre Reliquiario di San Galgano, proveniente dall’antica Abbazia e già conservato nella Parrocchia di Frosini nel Comune di Chiusdino. Oltre al valore storico e artistico degli oggetti sacri, il furto provocò una dolorosa ferita per la Chiesa senese, mutilata e deturpata nella sua memoria spirituale.

Il ritrovamento

Il 22 gennaio 2020, il Comando dei Carabinieri, Tutela Patrimonio Culturale ha riconsegnato in custodia all’Arcidiocesi dieci degli undici pezzi trafugati dal Museo Diocesano, dopo averli rinvenuti sul mercato antiquario. L’unico pezzo non ritrovato è un seicentesco calice in argento proveniente dalla chiesa della Certosa di Maggiano in Siena.

Il restauro

L’accurato intervento condotto dal Laboratorio di Restauro Metalli e Ceramiche dei Musei Vaticani sulle oreficerie in mostra ha comportato una campagna di indagini scientifiche, che hanno supportato le scelte metodologiche dell’intervento. Protagonista del lavoro conservativo il Reliquario di San Galgano, integralmente smontato alla presenza del referente dell’Arcidiocesi di Siena, con la contestuale messa in sicurezza delle settantaquattro reliquie presenti.

Numerosi i danni subiti in seguito al furto. Fra questi, i più evidenti erano la frattura del fusto dal piede, le deformazioni delle guglie e la perdita del primo rocchetto esagonale in smalto di giunzione con il piede, ricostruito attraverso una scansione da un’immagine di archivio. Altri piccoli elementi mancanti sono stati realizzati in resina con stampante 3D. Le facce del recto e del verso, decorate con smalti, sono state pulite e consolidate ed infine trattate con il plasma. La croce apicale, anch’essa perduta, è stata riprodotta dal maestro orafo Giovanni Raspini su modello di opere coeve.

Dalla Spada alla Croce. Il reliquiario di San Galgano restaurato

L’allestimento, progettato e realizzato da Opera Laboratori e Sillabe, è stato pensato fin da subito anche per l’esposizione di Siena, dove la mostra si trasferirà, nei suggestivi locali della cosiddetta Cripta del Duomo, dal primo marzo fino al 5 novembre. Restituirà alla collettività senese e ai molti visitatori della Cattedrale una significativa testimonianza dell’identità culturale, artistica e spirituale della città.

Gli oggetti rubati

Reliquiario di San Galgano, rame dorato e smalti traslucidi, inizi sec. XIV, h. 74 cm. Attribuito alla scuola degli orafi senesi Tondino di Guerrino e Andrea Riguardi, rappresenta uno dei più preziosi manufatti di quest’epoca, particolarmente per la ricercatezza e la raffinatezza degli smalti traslucidi che raffigurano episodi della vita di San Galgano (dalla Chiesa parrocchiale di Frosini, Chiusdino).

Croce astile, rame e bronzo dorato, sec. XII, h. 27,5 cm. (dalla Chiesa parrocchiale di Casciano delle Masse in Siena). È il pezzo più antico della refurtiva: presenta un’interessante iconografia romanica del Christus vivens sulla croce, coi piedi poggiati sulla testa di un serpente, in riferimento al brano biblico di Genesi 3, 15: “Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”. Sul retro sono incisi i simboli dei quattro evangelisti e al centro l’agnello dell’Apocalisse.

Reliquiario a tempietto, rame dorato, sec. XIV, h. 29 cm (dalla Chiesa parrocchiale di S. Regina in Siena).

Calice-pisside, rame dorato con smalti, sec. XIV (coppa sec. XVI-XVII), h. 24 cm (dalla Chiesa parrocchiale di Fungaia, Monteriggioni). Si tratta di due corpi assemblati in epoche successive: la parte inferiore, più antica, probabilmente potrebbe essere appartenuta ad un calice, la cui coppa è stata sostituita dalla pisside cinque/seicentesca.

Calice, argento, sec. XVII, h. 24 cm (dalla Chiesa parrocchiale di S. Regina in Siena).

Pisside, argento, sec. XVII, h. 29 cm (dalla Chiesa parrocchiale di Monastero in Siena).

Calice, argento, sec. XVIII, h. 26 cm (dalla Chiesa parrocchiale di Monastero in Siena).

Calice, argento, sec. XVIII, h. 24 cm (dalla Chiesa parrocchiale di S. Colomba, Monteriggioni).

Calice, argento, oreficeria romana sec. XVIII, h. 29 cm (dal Palazzo Venturi Gallerani in Siena – proprietà Seminario Arcivescovile).

Calice, argento, sec. XVIII, h. 26 cm (dal Palazzo Venturi Gallerani in Siena – proprietà Seminario Arcivescovile).

Calice, argento, sec. XVII, h. 23 cm (dalla Chiesa parrocchiale della Certosa di Maggiano in Siena).