Con la corsa del Palio di agosto l’estate a Siena può dirsi conclusa, e mentre la città entra nel suo inverno paliesco, in tanti si interrogano sugli accadimenti che hanno riguardato le due Carriere. E proprio sul Palio, la Festa, i contradaioli e l’opinione pubblica riceviamo e volentieri pubblichiamo questo intervento.
di Simonetta Losi*
C’è chi vorrebbe, anacronisticamente, chiudere le porte alla Rai e chi commenta a raffica sui social media. In un momento storico di sovraesposizione di Siena e del Palio, il mondo virtuale è sempre più aggressivo verso le nostre tradizioni e il nostro modo di essere. Colpa della tv? Colpa dei social? No di certo. Colpa dell’uso che di tutto questo se ne fa.
Attraverso tutti i mezzi di comunicazione di massa si può fare cultura contradaiola, diffondere la bellezza di Siena e del Palio, ma si può anche violentare Siena e le sue tradizioni. Il mondo della comunicazione digitale è un enorme amplificatore e diffusore di… tutto. Mettere in piazza (e non in Piazza, ma nelle piazze virtuali) ogni cosa che ruota intorno al Palio e alle Contrade equivale a svilirle, fare di loro un reality show. La piazza virtuale rischia di annullare la Piazza ideale, di svilirla, di rendere osceno quello che è pieno di poesia e che merita rispetto e per certi aspetti anche pudore e riserbo. Rischia di trasformare tutto in un videogioco che non ci appartiene.
Riguardo alle persone, non si tiri in ballo la libertà personale, perché si è liberi di dire, ma anche di non dire: ogni contradaiolo dovrebbe sentire dentro di sé la dignità e l’orgoglio di rappresentare, con le azioni e con le parole, la propria Contrada.
Riguardo agli organi di informazione non si tiri in ballo il diritto di cronaca: anche i giornali hanno – e molti dovrebbero avere – una propria deontologia professionale e discernere se quello che pubblicano è un servizio per il cittadino o un meschino modo di vendere più copie o avere più diffusione, a beneficio degli introiti pubblicitari. Dove la deontologia non arriva, in un mondo della comunicazione impazzito e teatro di piccoli protagonismi, sarebbe necessario il buon senso da parte di tutti. Quel buon senso senese e contradaiolo che stiamo perdendo, travolti da un mondo della comunicazione di massa del quale non conosciamo le regole, ma che si può gestire con l’intelligenza personale. Quel buon senso e quell’intelligenza che vengono meno pesantemente quando si vedono pubblicate foto, ma anche filmati, ma anche parole, che dovrebbero avere una circolazione molto ristretta. Il buon senso viene meno quando poi i filmati arrivano ai giornali locali, i giornali locali li pubblicano e alcuni di quelli nazionali non si lasciano sfuggire l’occasione.
Il bon senso comune, ma soprattutto il senso di appartenere a una Città e a una Contrada, si polverizzano quando si risponde alle provocazioni degli animalisti, quando si litiga via tastiera con i contradaioli dell’avversaria o con altri contradaioli.
A questo si aggiungono, in ordine sparso, politicanti in cerca di visibilità e tutto un carrozzone di personaggi che vanno a ingrossare le file di quelli che potrebbero essere definiti, senza tanti spicci, “gazzillori”. Non tutti in buona fede.
I Contradaioli, quelli autentici, parlano tra di loro, al massimo nei gruppi chiusi, limitandosi anche in quelli. I Contradaioli, quelli autentici, frequentano la Contrada e prendono la parola pubblicamente in Assemblea, non su Facebook. Tutti dovrebbero chiedersi più spesso, molto più spesso, quali potrebbero essere gli effetti delle proprie esternazioni, che vanno valutate per quello che sono e per quello che possono produrre. Quello che ho scritto è utile? È opportuno? È dannoso? Fa parte dell’essenza di quella che comunemente si chiama “cultura contradaiola”?
Prima di premere “invio” riflettiamoci. Ma sul serio, smettendo di dire scioccamente che vogliamo “chiudere le porte” per poi aprire sventatamente i milioni di porte della comunicazione globale, facendo divenire virtuale il nostro prezioso patrimonio di civiltà, tradizioni, modo di essere, che è per propria intrinseca natura “no global”. Riflettiamo su quanto il silenzio, il pudore, insieme a un’informazione corretta, approfondita, seria, siano in grado di portare enormi benefici alla nostra Festa. Riflettiamo prima di urlare insulti sul web, prima di “sputtanare” questo e quello, prima di rilanciare provocazioni e molestie esterne, prima di voler dire per forza la propria, magari senza sapere bene di che si parla, per il gusto del pettegolezzo, dell’invettiva o dello sfogo. Prendiamo tutte le contromisure possibili per contrastare un pericolosissimo degrado mediatico, a partire da noi stessi, dai nostri contradaioli, dai nostri amici e anche dai nostri avversari, se non vogliamo che tutto finisca. Con un “clic”.
* Giornalista. Collaboratore Esperto Linguistico – Università per Stranieri di Siena