Giulio Casale ha calcato i palchi d’Italia come frontman degli Estra, spaziando tra il rock e il lato più nobile della musica pop. E poi, una carriera da solista come cantautore, con frequenti incursioni nel teatro, nella scrittura e nella poesia.  E in versione teatrale lo vedremo venerdì 29 novembre al Teatro delle Arti di Lastra a Signa (ore 21) e sabato 7 dicembre al Teatro Corsini di Barberino di Mugello (ore 21), dove insieme a Giulia Briata porterà in scena “Le notti bianche”, spettacolo tratto dall’omonimo romanzo di Fedor Dostoevskij, con musiche originali composte dallo stesso Casale insieme ad Alessandro Grazian, regia di Marta Dalla Via.

Le notti bianche Tra i testi più noti dello scrittore e filosofo russo, “Le notti bianche” narra una storia giovanile e delicatissima, una favola moderna sulla potenza creatrice del sogno e sui suoi rischi, che è senza dubbio rimasta nella memoria e nel cuore di chiunque l’abbia letta e conosciuta. Questa la scelta di Casale per il suo nuovo lavoro teatrale: un adattamento coraggioso che si confronta col mito storico e letterario di Dostoevskij e particolarmente congeniale alla sua cifra stilistica, da sempre fatta d’intensità e ricerca ideale come testimoniano i suoi precedenti spettacoli e le sue opere discografiche. Si assiste qui a un’aderenza sorprendente tra interprete e testo classico, sempre vivo: perché non ci comportiamo tutti come fratelli? Perché anche l’uomo migliore è come se nascondesse sempre qualcosa all’altro e gli tacesse qualcosa? Perché non dire subito, direttamente, quel che si ha nel cuore… Così, ad esempio, le distanze tra ottocento e tempo presente si dissolvono in scena.

Lo spettacolo Quattro notti e un mattino per raccontare la storia del sognatore e del suo amore tanto profondo quanto fugace; una storia di confidenze sussurrate, di speranze e di intrecci notturni, di risvegli amari e di desideri inespressi. Tutto porta nel cuore una domanda fondamentale: qual è il confine tra la realtà e il sogno? Fino a che punto è possibile cullarsi nei propri irrealizzati desideri? Lo spettacolo indaga dunque nel profondo del pensiero e dell’animo umano, nelle necessità universali e nelle nostre contraddizioni, cercando la forma mutevole e sfuggente della felicità; anche se solo per un minuto, anche se solo immaginata.