SIENA – Antonveneta è un capitolo che va chiuso una volta per tutte. Una consapevolezza fatta proprio da Banca Mps quando ha fatto recapitare una lettera di messa in mora per i danni causati dai consiglieri e dai membri del collegio sindacali in carica nel 2007/08 all’epoca dell’operazione. La richiesta è di 1,3 miliardi, più gli interessi e la rivalutazione.

A dar conto della missiva è La Stampa, che spiega come questo passaggio rientri nella politica di derisking: mirata a chiudere le pendenze sia attive che passive. Questa lettera era stata preceduta da un’altra, datata 24 dicembre, dove ai consiglieri e al collegio sindacali, attivi nel triennio 2006-2009, veniva rivolto l’invito a una soluzione stragiudiziale. Come scritto nel quotidiano torinese, “il Cda all’epoca ha posto in essere atti di mala gestio, che hanno causato alla banca un ingente danno economico”. Queste azioni sono riassunte in sette punti. Dalla mancata valutazione dell’impatti finanziari dell’operazione alla mancata due diligence; dalla mancanza di azioni cautelative a fronte delle criticità emerse tra il contratto preliminare e quello definitivo alla mancanza di procedure adeguate per la valutazione di di operazioni di grande acquisizione.

“Con riguardo alle suddette circostanze – è scritto nella lettera -, le quali hanno condotto a realizzare un’operazione irragionevole sul piano economico e imprenditoriale, si contesta la violazione degli obblighi connessi alla carica ricoperta”. Mps a conclusione della missiva ha rivolto l’invito a un incontro “volto alla congiunta valutazione delle precondizioni per una eventuale composizione stragiudiziale delle richieste danni”.

I destinatari sono Giuseppe Mussari, Francesco Gaetano Caltagirone, Ernesto Rabizzi, Fabio Borghi, Turiddu Campaini, Lucia Coccheri, Carlo Pisaneschi, Pier Luigi Stefanini, più gli ex sindaci revisori, Tommaso Di Tanno, Piero Fabbretti, Leonardo Pizzichi.