Si doveva parlare di Africa e di Giorgio La Pira al convegno di Firenze intitolato “La questione lapiriana: la povertà oggi. Dalla povertà allo sviluppo e all’uguaglianza”. Il faro che doveva aprire una riflessione sulle forme di povertà odierna nei diversi continenti si è spostata sugli Stati Uniti e su tutti gli avvenimenti d’Oltreoceano che, necessariamente, potranno condizionare la politicha internazionale del più prossimo futuro. Dopo la sconfitta dei democratici americani alle elezioni di midterm «purtroppo Obama è un presidente indebolito, e questo non fa comodo a nessuno». Lo ha affermato Lapo Pistelli, viceministro degli Esteri, a margine di una iniziativa dedicata a Giorgio La Pira a Firenze. «Un presidente azzoppato negli ultimi due anni – ha detto – che perde la maggioranza in entrambi i rami del Congresso, ha poteri più limitati su alcuni dossier che stava personalmente seguendo». Pistelli ha fatto riferimento in modo particolare «al negoziato aperto con l’Iran, detto 5+1, che ha una scadenza molto vicina il 24 novembre, da cui dipendono molte cose, così come la capacità di persuasione nel costruire una coalizione anti-Isis che ha impegnato l’amministrazione nelle ultime due settimane. Non esiste una ipotesi di divisione della Libia: se smette di essere unitaria, implode letteralmente, ha aggiunto Pistelli.
La questione africana e libica «La Libia non è un paese dove va ricostruito lo Stato – ha spiegato il viceministro degli Esteri – è un paese dove va costruito, perché non c’è mai stato. Questo ci mette in carico una responsabilità che altri paesi europei non hanno, che è prevalentemente italiana». Per Pistelli la Libia «è un Paese che sta nel nostro cortile di casa ma che cammina ogni giorno sul filo del baratro. La fatica che ogni giorno facciamo, la maggior parte delle volte silenziosamente, è quella di tenerla al di qua del baratro». «Non credo che cambi molto» per le politiche Usa verso l’Africa dopo la sconfitta dei democratici alle elezioni di midterm, perché «l’Africa era già delusa da Obama». Parole di Romano Prodi, ex premier e capo di un gruppo di esperti Onu sui problemi del continente. «La politica di Obama in Africa è stata una grande delusione – ha affermato Prodi – perché ha acceso la speranza con questi meravigliosi discorsi e poi ha dimostrato incertezza sia nell’intervento economico che negli accordi politici».
Cosa c’è da fare per il continente africano «Non c’è una politica europea sull’Africa – ha affermato ancora Prodi -. L’Europa, relativamente alla modestia degli aiuti all’Africa, è la numero uno quindi fa molto, pur in assenza di politiche. I francesi guardano gli interessi francesi, gli inglesi gli interessi inglesi, gli italiani pasticciano un po’». Parlando dell’approccio di La Pira alla questione, Prodi ha ricordato che egli «era certamente più attento al Mediterraneo, e il suo insegnamento era di uguaglianza, in un momento in cui tutto sommato si sperava di più nell’uguaglianza, e non erano ancora arrivate le dottrine economiche in cui ognuno fa quello che vuole fare e basta. C’era allora un’idea di solidarismo che è scomparsa dal calendario di ogni governo». In merito all’attualità, l’ex premier ha aggiunto che «la situazione libica è fuori controllo nel modo più assoluto, ed è ormai tanti mesi che è così. Di solito quando le situazioni di mancanza di governo, di anarchia, di sangue, durano così a lungo, diventa tanto difficile rimediare».