Uno straordinario intervento combinato al cuore è stato eseguito all’Ospedale del Cuore di Massa su una paziente sarda. L’intervento è stato eseguito il 23 febbraio scorso, ma i medici hanno voluto aspettare a darne comunicazione che la paziente si fosse completamente ristabilita. La signora 29enne ora sta bene ed è tornata in Sardegna.
La patologia La donna, di 29 anni, era stata trasferita da Cagliari, in urgenza, all’Ospedale del Cuore di Massa la notte del 23 febbraio 2017. Alla giovane era stata diagnosticata una “dissezione della arteria polmonare”: una rara condizione caratterizzata dalla rottura della parete della arteria polmonare. Ad eseguire la diagnosi erano stati i medici della Cardiopediatria dell’Ospedale Brotzu di Cagliari (dottor Roberto Tumbarello), che seguivano da anni la ragazza, operata in epoca neonatale di coartazione aortica e, successivamente, per stenosi aortica. La giovane era affetta da una sindrome di Turner e da ipertensione polmonare cronica associata a patologia delle sezioni sinistre del cuore e dell’aorta (S. di Shone; stenosi sottovalvolare aortica e coartazione aortica operate nel 1988 e ’89 in un altro nosocomio).
L’intervento La paziente giungeva all’Ospedale del Cuore di Massa la notte tra il 22 e il 23 febbraio all’una, con un volo militare Cagliari-Pisa, in condizioni cliniche compromesse. Tale quadro richiedeva un intervento chirurgico in emergenza per evitare una rottura completa dell’arteria polmonare, che avrebbe portato al decesso della paziente. L’intervento veniva effettuato lo stesso 23 mattina e terminava la sera dello stesso giorno alle 21, per una durata di circa 13 ore. Vista la complessità del quadro clinico e la durata dell’intervento, si alternavano al tavolo operatorio due équipe di 6 chirurghi, 2 anestesisti, oltre a 10 operatori tra infermieri, ferristi, infermieri di anestesia, tecnici di circolazione extracorporea. Un esempio di collaborazione multidisciplinare che ha visto coinvolti medici specialisti delle U.O. di Cardiochirurgia Pediatrica diretta dal dottor Bruno Murzi e dell’U.O. di Cardiochirurgia per Adulti diretta dal dottor Marco Solinas e dell’U.O. Anestesia e Rianimazione diretta dal dottor Paolo Del Sarto.
L’intervento chirurgico – spiegano i cardiochirurghi che l’hanno eseguito – presentava numerose difficoltà, tra cui la presenza di numerose e tenaci aderenze, causate dai precedenti interventi, in cui era inglobato il cuore. Nell’intervento l’arteria polmonare, la valvola polmonare, la valvola aortica e l’aorta ascendente venivano asportate e sostituite con delle protesi artificiali, e le arterie coronarie della paziente venivano mobilizzate e reimpiantate: si tratta, è evidente, di “manovre” di estrema delicatezza e difficoltà. La sostituzione dell’aorta ascendente in contemporanea al trattamento della dissezione polmonare si rendeva necessaria a causa dell’estrema fragilità dei tessuti della paziente, probabilmente anche per la patologia sindromica di cui era affetta. Un dato emblematico, oltre alla durata dell’intervento e al numero degli operatori coinvolti, è dato dalle molteplici trasfusioni: infatti, a causa del cospicuo sanguinamento, durante l’intervento sono state necessarie oltre 15 unità tra sangue, plasma e piastrine, assicurate dal Servizio Trasfusionale della locale azienda sanitaria.
Il recupero Le condizioni della paziente erano così compromesse alla fine della procedura chirurgica, che i medici hanno deciso di lasciare il torace aperto per tre giorni. Anche nei giorni successivi all’intervento, le condizioni della giovane rimanevano gravi, al punto da richiedere anche una tracheostomia per assicurare la respirazione. Durante la permanenza in terapia intensiva, sotto l’attenta cura del dottor Paolo Del Sarto e dei suoi collaboratori, la giovane ha avuto bisogno di ogni singolo ritrovato della medicina attuale, sia in termini di farmaci che di apparecchiature, per poter respirare, alimentarsi e svolgere ogni funzione vitale. Con il passare dei giorni il cuore della donna, grazie a questa “riparazione”, ricominciava, piano, piano, a funzionare e la giovane a riprendersi. Così, il 13 marzo, la paziente veniva trasferita nel reparto di degenza dove poteva gradualmente riprendere a respirare senza cannula, a mangiare autonomamente e infine a tornare anche a camminare. Finalmente, il 28 aprile, la giovane, accompagnata dalla madre, poteva riprendere un aereo, stavolta non militare ma di linea, per tornare in Sardegna.