Cuore d’atleta o cardiomiopatia ipertrofica? Due condizioni in cui il cuore ipertrofico (situazione in cui le pareti del ventricolo sinistro presentano un aumento di spessore) mostrano un significato clinico completamente diverso: assolutamente benigna la prima, frutto del fisiologico adattamento del sistema cardiovascolare all’allenamento di endurance, che presuppone capacità di resistenza su tempi e percorsi significativi; subdola, in quanto spesso asintomatica, e potenzialmente letale per aritmie gravi la seconda, una malattia genetica del muscolo cardiaco, che provoca il progressivo incremento del suo spessore. Un corretto inquadramento diagnostico del cuore ipertrofico purtroppo non risulta sempre un compito agevole e un semplice ecocardiogramma talora non appare sufficiente a discriminare le due condizioni. Adesso uno studio condotto dall’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna, in collaborazione con la Fondazione Toscana Fondazione Toscana “Monasterio” e con l’Istituto di medicina dello sport della Asl 2 Lucca, cerca di identificare le caratteristiche del cuore d’atleta, che consentano una più accurata diagnosi mediante la correlazione tra i dati morfologici ottenuti con la risonanza magnetica cardiaca e quelli funzionali desunti al test cardiopolmonare.
Lo studio A questo scopo saranno studiati 15 atleti professionisti della squadra ciclistica di Pistoia “Southeast Pro Cycling Team”, che partecipano alle maggiori competizioni ciclistiche internazionali e che hanno dato la loro disponibilità a partecipare alla ricerca. «Lo studio mette insieme diverse competenze, dalla medicina dello sport con il dottor Carlo Giammattei dell’Istituto di medicina dello sport della Asl 2 Lucca, alla risonanza magnetica cardiaca con il dottor Giovanni Donato Aquaro, alle valutazione integrate cardiopolmonari dell’atleta con il dottor Giosuè Catapano, entrambi della Fondazione Toscana “G. Monasterio”. L’obiettivo è quello di definire, attraverso sequenze di risonanza magnetica innovative, le caratteristiche tissutali del miocardio dell’atleta di endurance e di confrontarle con quelle di pazienti affetti da cardiomiopatia ipertrofica, per identificare i tratti peculiari delle due condizioni», commenta Claudio Passino, docente di malattie dell’apparato cardiovascolare alla Scuola superiore Sant’Anna e coordinatore della ricerca.