Megalomania, voglia di stupire e spettacolarizzare tutto il più possibile. E poi strutture fatiscenti che si candidano ad ospitare concerti maestosi in nome di facili guadagni. C’è questo alla base del secondo morto in tre mesi tra gli operai addetti alla costruzione dei palchi dove si esibiscono gli artisti italiani e stranieri. Ieri è toccato a Matteo Armellini, rigger (operaio tarzan che si arrampica sulle impalcature) che a Reggio Calabria stava allestendo il palco per Laura Pausini, lo scorso dicembre a Francesco Pinna al PalaTrieste per il crollo del palco del concerto di Jovanotti.
Tutti in cerca di guadagni maestosi «Ormai gli show sono sempre più complessi e le strutture che li ospitano troppo spesso fatiscenti» spiega Antonio Murciano, promoter e organizzatore di eventi in tutta Italia. «I cachet degli artisti sono cresciuti moltissimo negli ultimi anni e i produttori vogliono guadagnare ancora di più. Tutto a discapito della sicurezza degli operai che lavorano anche solo per cinque euro l’ora perché per risparmiare ci si rivolge a cooperative prive di professionisti. Questo non è il caso di Armellini che conoscevo bene. Ma lui ha pagato con la vita la decadenza del PalaCalafiore di Reggio Calabria dove sembra sia stato il pavimento a cedere. Purtroppo ci sono alcuni luoghi in Italia dove non si dovrebbe suonare».
E’ l’artista che deve emozionare Sicurezza che troppo spesso è accantonata in nome dello spettacolo, grande, maestoso, stupefacente. «Palchi dal forte impatto scenografico e strumentazioni mastodontiche sono solo un sostitutivo delle scarse qualità e creatività della musica che si suona – prosegue Murciano -. Francesco Guccini si esibisce da 40 anni con solo 10 fari sul palco e il pubblico è sempre quello delle grandi occasioni. Perché ai concerti deve essere l’artista ad emozionare, non la scenografia. E lui lo sa fare benissimo».
Facile demagogia sul Sud Sulle critiche alle strutture del Sud mosse dalle pagine di un quotidiano da Eros Ramazzotti («Da anni non canto più al sud») Murciano non ha dubbi: «Basta con questa demagogia sul Sud, è troppo banale dire che le strutture più fatiscenti si trovano lì. Di sicuro nel Meridione ci sono situazioni più a rischio ma poi, l’episodio della morte dell’operaio del concerto di Jovanotti è successo in quella che da sempre è considerata la patria del lavoro sicuro, il Triveneto. Cerchiamo di non dimenticarlo».