Risale il clima di fiducia delle imprese italiane, ma non in agricoltura. Se a giugno cresce il “sentiment” economico del tessuto industriale del Paese, ai massimi dal 2011, non si può dire lo stesso delle campagne, dove prevale il pessimismo sul futuro a causa dei prezzi sui campi non remunerativi, dell’arrivo della Tasi e dell’incognita Imu. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito ai dati diffusi dall’Istat. I listini all’origine continuano a scendere, erodendo i margini di redditività delle aziende del settore -sottolinea la Cia-. Secondo gli ultimi dati disponibili forniti da Ismea, solo a maggio i prezzi praticati in campagna sono calati del 5,4 per cento tendenziale. In particolare, a guidare i ribassi il vino, che ha ceduto oltre il 21 per cento, seguito da ortaggi (-16,7 per cento), cereali (-10 per cento), coltivazioni industriali (-8,2 per cento) e frutta (-4 per cento). A questo si aggiunge l’ondata di maltempo che, a partire dal Salento e dal Casertano, ha distrutto molte produzioni di pregio, tra vigneti, pomodori, albicocche e pomodori rovinati da vento e temporali violenti.
Poi resta il caos Tasi, la nuova imposta municipale sui servizi indivisibili, che per gli agricoltori rischia di trasformarsi in un aggravio ingiustificato. Dai primi dati di analisi della Cia, infatti, si evince una mancanza di attenzione verso il settore agricolo, con l’imposizione della Tasi non solo sui fabbricati rurali abitativi, ma anche su quelli strumentali. Per questo, il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino, ha scritto al presidente dell’Anci, Piero Fassino, chiedendo un incontro urgente per trovare una soluzione più equa che tenga conto della specificità del settore primario. Al problema Tasi si somma anche la previsione dell’Imu sui terreni agricoli ubicati nei territori di collina e di montagna, prevista dal decreto 66 del 2014, in attesa di regolamentazione, fino al 2013 esentati dall’imposta. Ma l’insieme di queste misure -avverte la Cia- rischia di compromettere il futuro di tantissime imprese agricole, con un aumento del prelievo impositivo sproporzionato e privo di gradualità.