Parte da Arezzo, dall’esperienza del manicomio provinciale, il progetto “Voci condivise”, per la creazione di un archivio digitale partecipato sulle esperienze legate alla malattia mentale. L’obiettivo dell’Università di Siena è quello di realizzare un database in cui custodire e rendere accessibili interviste a figli, nipoti, discendenti che hanno vissuto l’esperienza – diretta o indiretta – di un internamento.
Rendere accessibile a tutti l’archivio sonoro «Il primo appello che facciamo – spiega Silvia Calamai, direttrice scientifica dell’Archivio storico dell’ex Ospedale psichiatrico e docente di Glottologia e Linguistica presso il Dipartimento di Arezzo dell’Ateneo senese – è quello per rintracciare i familiari dei malati che furono intervistati negli anni settanta ad Arezzo dalla storica Anna Maria Bruzzone e ottenere così le liberatorie che ci permetteranno di rendere questo archivio sonoro – unico in Europa – accessibile e fruibile da tutti (fatti salvi i problemi legati alla riservatezza dei dati, che in alcuni casi saranno anonimizzati, ndr). Vogliamo inoltre raccogliere e censire le testimonianze audio, video e iconografiche di tutte le famiglie che in passato hanno avuto a che fare con l’inserimento di alcuni loro cari all’interno dell’Ospedale Psichiatrico».
Costruire una memoria comunitaria Con il progetto “Voci condivise” si vuole pertanto costruire una memoria comunitaria, legata al passato ma anche al presente, a partire da ciò che uno dei luoghi più importanti della psichiatria italiana ha lasciato. Dal 1971, sotto la direzione di Agostino Pirella, anche l’ospedale psichiatrico di Arezzo diventa infatti protagonista del superamento definitivo della reclusione manicomiale. L’esperienza di Pirella, e dei giovani psichiatri suoi collaboratori ad Arezzo, fu uno dei riferimenti fondamentali del movimento nazionale che portò all’approvazione della “legge Basaglia”, la 180 del 1978. «Intorno alla vita pluridecennale di questa cittadella manicomiale toscana – conclude la professoressa Silvia Calamai – si sono stratificati, nel tempo, fonti, documenti, memorie, testimonianze, ricordi che consentono di ricostruire la complessa parabola della storia della psichiatria italiana e della manicomializzazione della follia». I materiali raccolti e digitalizzati per il progetto “Voci condivise” saranno utilizzati per ricerche universitarie, tesi di laurea, percorsi didattici nelle scuole.