Una deformazione impressionante che fa comprendere la misura della tragedia della Costa Concordia. Quando all’alba del 17 settembre lo scafo è stato rimesso in assetto verticale tutti hanno potuto constatare la portata dei danni del lato di dritta del relitto che per 18 mesi è stato sommerso e appoggiato sugli scogli nelle acque davanti all'Isola del Giglio.

Vetri ancora intatti Uno schiacciamento che fa sembrare il colosso di 290 metri di lunghezza e 114 mila tonnellate di stazza una fragile fisarmonica, arrugginita, bicolore, e con alcuni dettagli ben visibili, che tolgono il fiato, facendo pensare che la nave era stata costruita per il massimo divertimento dei suoi passeggeri e non per essere simbolo di strazio e morte e, dopo la notte appena trascorsa, emblema dell’ingegneria moderna tecnologicamente avanzata che sfida anche ciò che sembra impossibile. Le porte e le finestre di quelle che un tempo erano cabine con balconcino vista mare, ma anche una rampa di scale, un pezzo di stoffa arancione che ha ripreso a sventolare, lasciano spazio all’immaginazione di chi da oggi guarda questo relitto di sogni infranti.

Il mito della nave dei sogni Una deformazione che porta sulle lamiere contorte la storia della sua permanenza in mare, quello scivolamento sugli scogli rispetto al punto in cui la nave si fermò in quella tragica notte del 13 gennaio 2012, prima di inchinarsi su un fianco. Ruggine e acqua salata hanno fatto il resto, dando al relitto quell’insolito aspetto bicolore, bianco e marrone, che stride con la maestosità e il candore della nave e con il celeste ancora acceso del ponte superiore che da sempre alimentano il mito di chi progetta vacanze da sogno. E che quella notte si traformò in tragedia.

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