Foto Pixabay

Disoccupazione, studio e giovani. Un legame che torna ad allarmare, ancora di più dopo mesi di epidemia. «In Toscana il tasso di Neet, tra i 15 e i 34 anni, continua a crescere – spiega Giacomo Martelli, presidente regionale dei circoli Acli -. Siamo tra le prime regioni del Centro-Nord per incremento, attorno al 15%. Due anni fa erano quasi 80 mila i Neet in Toscana. Dopo una buona decrescita del recente passato, i numeri hanno ripreso a salire» dei giovani che non lavorano, non studiano e non si dedicano a nessun percorso di formazione.

Rischio buco generazionale in forza lavoro Il Covid ha stravolto gli equilibri, già delicati, del marcato lavorativo: «Adesso occorre prendere in mano questo problema il prima possibile – prosegue -: è importante che la Regione Toscana apra un tavolo e definisca un piano d’interventi. Rischiamo di aprire gli occhi dopo la pandemia e scoprire di avere un buco generazionale nella nostra forza lavoro».

Sfiducia nel futuro L’emergenza dell’ultimo anno ha generato una sfiducia ulteriore sul futuro e creato uno stallo: «C’è un preoccupante senso di attesa nei giovani, non vedono prospettive solide lungo la loro strada».

Baldi (Acli regionale): «Solo 1% fondi europei investiti per i gioavni» Anche la cifra del Recovery Fund destinata alle politiche del lavoro giovanile solleva più di una perplessità: «L’Italia investirà solo l’1% dei fondi europei – prosegue Debora Baldi della presidenza regionale Acli con delega ai giovani – mentre vorremmo che fosse utilizzato per questo scopo almeno il 10% cento, ovvero 20 miliardi. Soldi finalizzati a tirocini retribuiti, bonus apprendistato, servizio civile. E al tempo stesso per sviluppare percorsi di formazione qualificanti sui nuovi mestieri, come il digitale».