Stop alla fuga nelle seconde case in Toscana. Come alla vigilia del primo lockdown a marzo, anche in questi giorni la Toscana, e la Versilia in particolare, stanno assistendo alla riapertura delle seconde case da parte di molti lombardi in fuga dalla zona rossa. Per questo, anche rispondendo agli appelli dei sindaci della costa, il governatore Eugenio Giani ha emanato un’ordinanza che prevede la possibilità di spostarsi nelle seconde case solo per coloro che in Toscana hanno comunque il proprio medico di famiglia o pediatra. A tutti gli altri non sarà consentito.
Contenere l’emergenza Il presidente della Regione ha firmato oggi, 6 novembre, un’ordinanza che riduce la mobilità interregionale, così come era già successo lo scorsa primavera nel pieno dell’emergenza da coronavirus. L’obiettivo è sempre lo stesso: contenere l’emergenza epidemiologica e ridurre i rischi di contagio da Covid-19 e di sovraccarico del sistema sanitario, prevenendo le fughe dalle zone rosse o arancioni. In più territori della Toscana, soprattutto al mare, tante famiglie del nord Italia hanno la seconda casa e c’è chi ha deciso dalla scorsa estate di trattenervisi, lavorando da remoto, oppure vi si è trasferito nei giorni scorsi o sta meditando di farlo. Il decreto del presidente del Consiglio dei ministri dello scorso 3 novembre permette il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza e dunque, con una lettura estensiva, anche nelle case delle vacanze: pure da zone rosse e arancioni. Per venire in Toscana occorrerà però avere qui un medico o pediatra, come già era stato imposto a maggio. Pena una sanzione. Sono in ogni caso consentiti rientri motivati da “comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute o di studio”, come ad esempio per gli studenti universitari fuori sede.
Il governatore Giani: «Occorre responsabilità» «Vogliamo regolare gli accessi alle seconde case – spiega il presidente Giani – per frenare il trasferimento dalle zone rosse nella nostra regione. Consentire in un momento di emergenza sanitaria di farlo solo a chi ha qui il medico o il pediatra è un’esigenza naturale. Occorre responsabilità – conclude Giani – e rispetto autentico dello spirito delle norme fissate dal Dpcm».