Hanno alzato le saracinesche e lasciato le luci accese all’interno, ma senza far entrare i clienti, per chiedere la riapertura anticipata di negozi, bar e ristoranti dal 18 maggio. E’ la protesta andata in scena questa mattina, dalle 10 alle 13, in tutti i capoluoghi della Toscana, organizzata dalla Confcommercio regionale contro il calendario delle riaperture fissato dal Governo. A Firenze l’associazione di categoria ha organizzato un’iniziativa nella centralissima piazza della Repubblica per ribadire le proprie richieste, alla presenza anche del sindaco Dario Nardella e del presidente della Camera di commercio Leonardo Bassilichi.

La protesta «C’è voglia di riaprire – ha detto il direttore di Confcommercio toscana Franco Marinoni -. Proponiamo di anticipare la riapertura al 18 maggio per alcune categorie. Un altro capitolo è quello dei ristoranti e dei locali dove non è solo importante capire quando riaprire ma anche il come». Per il presidente di Fipe Confcommercio della Toscana Aldo Cursano, «noi pubblici esercizi non accettiamo di essere considerati untori o irresponsabili e non in grado di assicurare sicurezza e salute. Siamo chiusi non per scelta e non si può pensare che possiamo continuare a sostenere affitti, fiscalità e costi dei dipendenti se non lavoriamo. Tutto deve essere parametrato all’attuale situazione. Non intendiamo essere cancellati da scelte politiche. Siamo bravi nel fare il nostro lavoro, la salute dei clienti, la nostra e dei nostri dipendenti è sempre stata al centro». Ad Arezzo i commercianti hanno anche dato vita a un flash mob nel centro storico. «Chiediamo – ha detto la presidente regionale di Ascom Anna Lapini – di poter riaprire i nostri negozi con tutte le dovute regole». Protesta anche a Pisa dove l’associazione stima sul territorio provinciale una perdita del 9% del Pil per quasi 800 milioni di euro e una riduzione di circa 7mila addetti.