Maria Grazia Cusi (Foto agenziaimpress.it)

«Sars-CoV-2  può aver subìto qualche mutazione da febbraio ad oggi, ma nessuna  così fondamentale  da determinare un cambiamento nel carattere della virulenza, il virus è sempre lo stesso». Nessuno spazio alle interpretazioni nelle parole di Maria Grazia Cusi, professore ordinario di Microbiologia e microbiologia clinica dell’Università di Siena. Il virus che da febbraio ha scatenato la pandemia nel mondo è sempre lo stesso, anche se sta macinando chilometri e permeando gli organismi di milioni di persone. E non c’è da illudersi che la virulenza sia diminuita. Per settimane virologi, medici, politici si sono affannati a raccontare che il virus stava perdendo forza. Non è così. E lo dice chiaramente Cusi: «Il virus è sempre lo stesso». E infatti proprio in queste ore abbiamo assistito al contagio della persona più influente del mondo: Donald Trump. Come a dire: il virus, a distanza di mesi dalla sua comparsa, non guarda in faccia a nessuno.

Una luce blu contro Covid-19 E allora? Possiamo solo aspettare il tanto sospirato vaccino? Non proprio. A Siena, per esempio, oltre a una cura, gli esperti stanno cercando altri rimedi per debellare il virus. Proprio nel laboratorio diretto da Cusi è stata testata l’efficacia della luce blu a led per sanificare le superfici. «E’ una luce blu  led che ha una lunghezza d’onda che rientra nella luce visibile quindi non è una luce violetta che è dannosa per l’uomo e per l’ambiente – spiega ad agenziaimpress.it Cusi -. La luce è stata provata in queste settimane su Sars-CoV-2  ma era stata precedentemente provata su altri virus, come ad esempio quelli dell’influenza e, si è visto che ha un’attività virucida. Fino ad ora era nota solo la attività battericida, cioè la capacità di uccidere i batteri. Di qui l’interesse di verificare se la luce blu potesse uccidere anche i virus e, visto il periodo pandemico che stiamo vivendo, di misurare l’efficacia sul Covid».

Quali potranno essere le applicazioni di questa scoperta?

«Sicuramente la sanificazione di ambienti e superfici. La luce blu a led può essere applicata per 15-30 minuti a una lunghezza del visibile e a una intensità di wattaggio specifiche e auna distanza precisa dal virus stesso. Quindi può essere usata in ambiente grandi e piccoli che necessitano di essere sanificati».

In questi giorni stiamo assistendo a un rapido aumento dei casi in Italia e in Toscana. Era uno scenario prevedibile?

«Assolutamente sì, soprattutto come conseguenza delle vacanze estive, del ritorno delle persone da altri Paesi e da una maggiore circolazione di turisti. E poi c’è l’avvio della stagione autunnale e la circolazione delle infezioni respiratorie. L’auspicio è l’utilizzo del vaccino antinfluenzale in modo da eliminare il dubbio che si tratti di influenza quando ci troviamo davanti a un’infezione respiratoria. Speriamo di poter attutire il colpo e di poter circoscrivere i casi come abbiamo fatto fino ad ora. Al momento il miglior vaccino è la prevenzione:  utilizzo delle mascherine,  le distanze, l’areazione degli ambienti chiusi e tutte quelle precauzioni già indicate e che sono utili per evitare l’aumento  di focolai».

Lei è uno dei tre membri scelti dalla Regione Toscana per la validazione dei test rapidi. Di cosa si tratta?

«Abbiamo valutato diversi test rapidi per la ricerca dell’antigene e tra i test valutati ce ne sono alcuni che sono promettenti, anche se sensibilità non uguale a quella del test molecolare. La procedura è uguale a quella con cui si effettua il tampone che fornisce, però, una risposta in 3-4 ore. Il test rapido permette di avere una risposta quasi immediata individuando la persona positiva e quindi di fatto bloccando la circolazione del virus. Penso che in Toscana li utilizzeremo molto presto. Il Ministero della Salute ha già dato indicazione di usarli nelle scuole ma io penso che saranno molto utili anche nelle Rsa o nelle aziende rivelandosi molto utili per avere risposta più veloce sulla diffusione del virus».

Per ora l’unica arma per difenderci è la prevenzione, ma a che punto siamo con il vaccino?

«Io penso che il vaccino possa essere prodotto e messo in uso verso la primavera del 2021, ci sono moltissimi vaccini che sono nella fase ‘trial’ (sperimentazione, ndr), alcuni hanno già iniziato la fase 3 (il vaccino viene somministrato a un numero elevato di persone per valutare la sua funzione, ndr) sembrano promettenti e speriamo siano utili per debellare il virus».

A svolgere un ruolo importante nella ricerca del vaccino ci sono anche Siena e i suoi ricercatori.

«Da questo punto di vista Siena è una città grande: ha un campus scientifico dove i ricercatori hanno sempre lavorato nel campo della prevenzione e dei vaccini, è una città che ha una storia. Lo dimostra anche lo studio degli anticorpi umani monoclonali (messa a punto dallo scienziato Rino Rappuoli e da Tls, ndr)».

E proprio gli anticorpi monoclonali, seppur ancora in fase sperimentale, sono la terapia scelta dai medici che hanno in cura Donald Trump per guarire il presidente americano. A dimostrazione che l’intuizione di Siena era giusta e che da qui potrà arrivare un’arma efficace contro un virus così virulento e spaventoso.