Le imprese toscane che dovrebbero chiudere in base alle disposizioni del Dpcm del 22 marzo sulla chiusura delle attività produttive non essenziali producono un valore aggiunto di oltre 800 milioni la settimana (circa il 7 per mille del Pil toscano). E’ quanto afferma in una nota Stefano Casini Benvenuti, direttore dell’Irpet, spiegando che i settori più penalizzati, oltre a quelli dell’alloggio e ristorazione e degli altri servizi, sono l’estrattivo, il manifatturiero e le costruzioni.
Coinvolto il 38% dell’occupazione toscana Con il provvedimento di chiusura, afferma il direttore dell’istituto di ricerca toscano, «sono coinvolti oltre 390mila lavoratori dipendenti ed altri 200mila lavoratori autonomi», che rappresentano circa il 38% del totale dell’occupazione toscana. Il Pil prodotto da tali settori rappresenta circa il 41% dell’intero Pil regionale. «Se i lavoratori delle imprese costrette alla chiusura fossero tutti messi in cassa integrazione -, sostiene Casini Benvenuti – il costo settimanale sarebbe di circa 140 milioni di euro».