Cosa succede alle nostre Coop? Sono solide e in grado di garantire prodotti e servizi ai proprio soci e clienti, come sempre, oppure qualcosa scricchiola nel grande universo solidaristico che per decenni è stato la bella anomalia nel panorama del sistema delle imprese? Quasi una terra di mezzo tra il no profit e la ricerca del profit ad ogni costo? Ha fatto scalpore la notizia a inizio anno di un accordo, definito “sinergico”, tra Unicoop Firenze e Coop Centro Italia per la cessione di 29 punti vendita tra Siena e Arezzo ai fiorentini, in cambio di 85 milioni di euro. Un accordo che dovrebbe realizzarsi in tre anni, massimo quattro.
Certo, erano note le difficoltà finanziarie dei due colossi, soprattutto nell’avventura con banca Mps che ha portato Coop Centro Italia ad una perdita stimata di 215 milioni di euro del proprio patrimonio sociale, costituito in gran parte del risparmio dei soci, tanto che nel settembre scorso venne annunciata un’azione di richiesta danni alla stessa banca. Qualche mese fa, poi, L’Espresso, in un’inchiesta titolata “L’era delle coop è finita“, scriveva che «Unicoop Firenze ha perso 200 milioni nel Monte Paschi di Siena, l’umbra Coop Centro Italia altri 137». Le cifre, insomma, differiscono ma rimane la sostanza. E forse questi sono gli esercizi in cui i colossi devono svalutare i loro portafogli azionari e registrare a bilancio le minusvalenze milionarie.
In ogni caso il recente accordo significa per Coop Centro Italia la rinuncia alla presenza in Toscana, mentre continuerebbe ad avere 33 punti vendita in Umbria, Abruzzo e alto Lazio.
Tuttavia non si capisce ancora cosa significherà l’accordo per i soci (in tutto dovrebbero essere 300mila), che dovrebbero rimanere in questa fase di mezzo in capo a Centro Italia, e soprattutto per i dipendenti. Proprio per fare chiarezza lo scorso 16 gennaio a Castiglione del Lago si erano dati appuntamento i sindaci della valdichiana senese e aretina per valutare le azioni da prendere ed hanno deciso di monitorare la situazione.
Le bocche delle due cooperative però continunano a rimanere cucite, anche se qualcosa comincia a trapelare. Ad esempio che si sarebbe costituita a fine dicembre, proprio nei giorni dell’accordo definito tra Coop, una società a responsabilità limitata denominata “Terre di mezzo”, con sede a Firenze e che contemplerebbe tra gli obiettivi statutari proprio l’attivita di grande distribuzione.
Si confermerebbero così certi timori tra i lavoratori senesi e aretini di finire sotto le dipendenze di una neonata società, invece che della consorella Unicoop Firenze. La Terra di Mezzo, ricordiamo, in letteratura è solo una regione fantastica che fa da sfondo alle vicende del “Il signore degli anelli”, di Tolkien. E a molti dipedenti non piace l’idea di finire comparse in una scenografia fantasy.
Per adesso il silenzio regna sovrano tra i comitati territoriali dei soci, presenti in ognuno dei punti vendita, le sezioni dei soci che raggruppano aree omogenee, i consiglieri di sorveglianza che rappresentano il territorio e gli stessi sindacati dei lavoratori. Per cui rimane sospesa la domanda iniziale: cosa succede alle nostre Coop?