La Coop Centro Italia è la più importante realtà aziendale dell’Umbria subito dopo le acciaierie di Terni. Probabilmente è per questo motivo che ha fatto tanto clamore la notizia ad inizio anno della cessione a Unicoop Firenze dei 29 punti vendita toscani nelle province di Arezzo e Siena. In molti hanno temuto che la cessione fosse dovuta ad una difficile situazione finanziaria, così come hanno fatto discutere le conseguenze negative degli investimenti che la Coop aveva fatto negli anni in banca Mps, sostenendo gli aumenti di capitale del 2011 e del 2014.
«Con Mps ci abbiamo sicuramente rimesso – conferma Giorgio Raggi, presidente di Coop Centro Italia -. Per queste due operazioni finanziarie la Coop Centro Italia ha citato in giudizio la banca senese e la Consob reclamando danni per 160 milioni di euro. Gli aumenti di capitale che abbiamo sottoscritto erano stati benedetti da importanti istituti di vigilanza. Le operazioni avvallate da Banca d’Italia, Consob, BCE e Commissione europea. Il piano industriale era stato giudicato credibile. Noi ci siamo fidati dei documenti ufficiali e pubblici che abbiamo potuto esaminare prima di fare le nostre scelte, per poi scoprire che quei documenti contenevano informazioni false, non alterate, proprio false, che sarebbe stato facile per un organo di vigilanza smentire». Raggi è convinto di vincere le cause intentate con Mps proprio perché secondo lui gli aumenti di capitale non costituivano un azzardo per come si sono rilevati.
«Fino al 2008 con Mps ci abbiamo guadagnato in dividendi cifre che complessivamente si aggirano attorno ai 60 milioni di euro – continua il presidente –. Gli aumenti di capitale erano stati benedetti da personalità che ricoprivano ruoli strategici di controllo sul tipo di operazione nella quale la nostra cooperativa di consumo si è impegnata. L’acquisto di Antonveneta da parte di Mps era considerato un buon investimento da tutti. Come potevamo mai immaginare che i prospetti di aumenti di capitale fossero falsi?».
Per la Procura di Milano i prospetti falsi servivano a coprire perdite pregresse. Da qui il processo penale, in corso, a Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, all’epoca dei fatti presidente e direttore generale di Mps, nel quale la Cooperativa Centro Italia si è costituita parte civile per il danno finanziario subito, venendo ammessa al processo. Se il Tribunale di Milano giudicherà colpevoli gli allora dirigenti di Mps, la Coop di Castiglion del Lago dovrà essere risarcita.
Poi, nel 2014, un altro aumento di capitale per salvare Mps, al quale la Coop partecipa ancora. Questa volta a Rocca Salimbeni ci sono Alessandro Profumo e Fabrizio Viola. «Noi decidiamo di partecipare all’aumento di capitale sbagliando – racconta Giorgio Raggi –, perché dopo un anno scopriamo che vi erano state perdite coperte senza svalutare i titoli in portafoglio». Anche in questo caso la vicenda è sotto esame al Tribunale di Milano, con imputati Profumo e Viola e anche in questo processo la Coop Centro Italia si è costituita parte civile venendo ammessa.
C’è poi c’è un terzo processoin corso, al Tribunale delle imprese di Firenze, questa volta intentato da Coop Centro Italia. «In questo caso chiediamo un risarcimento danni a Mps per falsa prospettazione dei documenti di aumento di capitale sociale per un importo di 160 milioni di euro».
Per tornare all’inizio del nostro servizio, dunque, a sentire Raggi l’operazione con Unicoop Firenze ha natura strategica di mercato piuttosto che dettata da necessità finanziarie. «Al primo gennaio 2018 il vincolo sarebbe stato rispettato», dice il presidente riferendosi al vincolo del rapporto di uno a tre tra mezzi propri e raccolta, tirato in ballo dai suoi critici quale deficitario. Con la nuova Finanziaria i limiti per i prestiti sociali delle cooperative sono più stringenti, con l’ammontare complessivo del prestito sociale che non potrà eccedere il limite del patrimonio risultante dall’ultimo bilancio di esercizio approvato. L’intervento correttivo prevede l’obbligo per le società cooperative di impiegare le somme raccolte in operazioni strettamente funzionali al perseguimento dell’oggetto o scopo sociale. Il correttivo è teso a rafforzare gli elementi a garanzia dei soci prestatori delle cooperative, che non sono tutelati da adeguati fondi di garanzia. Dal momento che le cooperative non sono riconosciute come enti dediti alla raccolta ed alla gestione del risparmio, come le banche e le società di gestione del risparmio, le Coop non possono aderire al Fondo di garanzia interbancario a tutela del deposito. Ciò nonostante il prestito sociale è riconosciuto quale fonte di finanziamento importante per le cooperative, consistente nell’apporto da parte di soci di capitali rimborsabili, generalmente a fronte del pagamento da parte della cooperativa stessa di un interesse al socio prestatore.
La Coop Centro Italia prima dell’operazione Unicoop Firenze aveva acquistato la catena di magazzini Super Conti per un valore di 40 milioni di euro. «Trenta magazzini tra le province di Macerata, Terni, Rieti e Roma, ai quali daremo il marchio Coop», puntualizza Raggi. L’acquisto sarebbe dettato da strategie che definisce “industriali”, necessarie dal momento che a lui «il rapporto troppo alto tra il totale di metri quadrati dei supermercati esistenti per numero di abitanti residenti nelle province di Arezzo e Siena», proprio non piaceva.