Prevenzione e contrasto all’omofobia, bifobia e transfobia. È questo l’obiettivo dell’accordo di collaborazione sottoscritto dalla Regione Toscana e dalle altre pubbliche amministrazioni aderenti alla rete Ready il network nazionale contro le discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale o l’identità di genere.
«Scopo dell’accordo è promuovere i diritti delle persone lgbtiqa – ha detto la vicepresidente della Regione e assessore alla cultura Monica Barni, e la non discriminazione per motivi legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere, ma anche rafforzare la collaborazione tra le pubbliche amministrazioni e l’integrare il più possibile le politiche a livello regionale, attraverso la realizzazione di attività di sensibilizzazione rivolte a tutta la popolazione, al personale dipendente degli enti partecipanti, e a tutti coloro che sono impegnati in campo educativo, scolastico, socio-assistenziale e sanitario, di polizia locale, e delle direzioni territoriali del lavoro».
Promuovere un clima sociale di rispetto e confronto La Regione Toscana, che è tra i fondatori della Rete, intende così proseguire le proprie politiche per contrastare una cultura omofoba e razzista e promuovere un clima sociale di rispetto e confronto; a questo fine ritiene importante continuare ad agire attraverso il coinvolgimento degli enti locali, sensibilizzando e responsabilizzando i livelli politici, poiché gli organismi elettivi – presidio di democrazia – possono essere concretamente in grado di influenzare gli assetti e gli approcci dei territori garantendo diritti di cittadinanza a tutti i loro residenti. Le pubbliche amministrazioni firmatarie degli accordi si impegnano a coinvolgere le associazioni lgbti locali nella realizzazione delle azioni, in modo da rispondere alle diverse esigenze in modo flessibile e dare un ruolo anche alle esperienze associative più piccole e meno conosciute.
I soggetti firmatari dell’accordo si impegnano altresì a promuovere e consolidare la Rete sul territorio toscano fornendo una spinta propulsiva forte alla concertazione, al confronto e alla massima integrazione delle politiche di inclusione sociale per le persone lgbti. In seguito alle numerose iniziative sul territorio realizzate grazie agli accordi siglati negli anni precedenti ed alle risorse all’uopo stanziate (che hanno portato alla realizzazione di numerose iniziative, quali ad esempio la realizzazione di “Festival dei diritti”, l’organizzazione di rassegne cinematografiche, la realizzazione di Human Libraries, etc) si è diffusa la conoscenza dell’esistenza della Rete Ready, comportando nuove adesioni alla stessa fino a raddoppiare oggi i partecipanti del 2015. «Purtroppo – ha concluso Monica Barni – l’appartenenza alla Rete Ready viene talvolta strumentalizzata determinando il recesso o l’adesione alla Rete in ragione del cambiamento di “colore politico” dei governi alla Rete in ragione del cambiamento di “colore politico” dei governi locali. In realtà aderire e partecipare alla rete vuol dire dare atto di voler raccogliere le esigenze di tutti i cittadini e cittadine, anche le persone lgbtiqa, che spesso vivono situazioni di criticità in ragione del loro orientamento sessuale/identità di genere».