Scaricavano i fanghi della lavorazione del marmo nei fiumi e nei terreni circostanti: per questo nove imprenditori, titolari di laboratori di marmo operanti nella provincia di Massa Carrara, sono stati denunciati dalla Procura e quattro impianti sono stati sequestrati. Irrogate sanzioni amministrative per un totale di 35.500 euro. L’operazione, illustrata stamani dal Procuratore Capo di Massa Aldo Giubilaro, guidata dal pool composto dai pm Alberto Dello Iacono e Alessia Iacopini, ha interessato 16 attività lavorative. Emerse irregolarità nello smaltimento dei rifiuti e per il non corretto trattamento delle acque residue della lavorazione del marmo.
Oli e solventi nelle acque Le indagini sono delle capitanerie di Marina di Carrara e Viareggio ed hanno interessato anche altre attività lavorative quali gli autolavaggi di distributore di carburante, lavanderie dove sono state rilevate altre irregolarità. Dai primi accertamenti sarebbe emerso che la maggior parte delle 16 attività sottoposte a verifica presenta gravi irregolarità riscontrate durante il processo di lavorazione del marmo. Sono stati trovati materiali contaminanti quali oli e solventi nelle acque di scarico dei rifiuti industriali liquidi, oltre alla dispersione dei fanghi (la cosiddetta ‘marmettola’), dalle vasche di decantazione delle acque sia nei torrenti che nei terreni circostanti.
Effetti deleteri «Abbiamo rilevato una situazione preoccupante – ha commentato il procuratore Giubilaro – nei confronti degli impianti di lavorazione, la gran parte lungo corsi d’acqua, costituiti da oltre 500 attività industriali di segagione e lucidatura del marmo. Non è stata rispettata la normativa per lo smaltimento dei fanghi con effetti deleteri sull’ambiente e di conseguenza sulla salute dei cittadini. La procura intensificherà i controlli».