Sanità, sicurezza stradale, macchina burocratica, chiusura delle province e fusione dei Comuni. Sono questi i temi che hanno visto animarsi l’incontro che oggi ha riunito Anci Toscana e i Comuni del territorio aretino. Una ventina i sindaci provenienti da tutte le quattro vallate.
Problemi su problemi Questo sembra essere il trait d’union che lega tutti i Comuni della provincia di Arezzo. A detta dei sindaci tutte le macchine amministrative, dalla Valdichiana alla Valtiberina, dal Casentino al Valdarno lavorano in deficit di personale. «C’è poco da fare siamo in una fase di stallo – ha dichiarato Sergio Chienni, vicepresidente Anci e sindaco di Terranuova Bracciolini – come pensiamo di dare risposte efficienti ai nostri cittadini se siamo bloccati dal riordino delle province? Bisogna tornare ad assumere. Ricordiamoci che oltre il 60% degli addetti ai lavori nelle amministrazioni ha più di 50 anni, mentre solo il 12% è under 40. Abbiamo bisogno di energia giovane». A rincarare la dose Ginetta Menchetti, primo cittadino di Civitella in Valdichiana. «I tempi della nostra burocrazia sono insostenibili – ha detto -. I Comuni devono poter rispondere velocemente ai cittadini e agli imprenditori. I tempi di attesa a cui li sottoponiamo danneggiano i nostri territori».
Sicurezza: rete tra Forze dell’ordine e Comuni Altro tema che ha trovato tutti d’accordo è l’emergenza sicurezza. Migliaia di furti in abitazioni e aziende, aggressioni, spaccio e fenomeni di illegalità toccano tutte le realtà del territorio. C’è anche chi, come il vicesindaco del Comune di Castiglion Fiorentino, Giovanni Turchi, propone di dare il via ad un piano d’azione di portata provinciale: «Uniamo le forze di tutte le nostre realtà – ha detto -. Il problema è enorme e di tutti. Ci sono state tante sperimentazioni in questo senso, perché non provare anche noi? Prima di tutto collaboriamo noi Comuni, poi chiediamo l’intervento di Esercito e Guardia di Finanza. Solo con una sinergia tra Comuni e Forze dell’Ordine potremmo dare una sterzata significativa al problema della sicurezza».
Fusione nell’aria: Laterina e Pergine Ad introdurre la delicata questione delle fusioni dei Comuni è stato il vicesindaco del comune di Laterina, Massimo Magnanini: «Che l’unione fa la forza già lo abbiamo sperimentato nel tentativo di Unione dei Comuni tra Bucine, Pergine e Laterina – ha detto – Anche se questa è risultata difficile a causa delle dimensioni troppo differenti tra noi, non ci siamo fatti scoraggiare. Per questo il Comune di Laterina d’accordo con Pergine sta intraprendendo un percorso di fusione a due. Le nostre dimensioni e l’essere contigui ci aiuta. Nel 2016 vogliamo sperimentare la condivisione dei servizi per poi affrontare nel 2017 il referendum». La risposta del presidente Anci Toscana Matteo Biffoni non si è fatta attendere: «Ogni qualvolta la fusione nasce dai territori, siamo pronti ad incoraggiarla – ha dichiarato -. Nessuno meglio di un sindaco può sapere di cosa abbia bisogno un Comune e la sua cittadinanza. La fase di sperimentazione, sarà un bel banco di prova».
Il caso Sestino: «o ci aiutate, o andiamo via». A portare la testimonianza più drammatica è stato Marco Renzi, primo cittadino del comune di Sestino, piccola enclave toscana in provincia di Arezzo, ai confini con Marche e Emilia Romagna, alle pendici dell’Appennino centrale. «Siamo un comune montano che vive tante difficoltà – ha spiegato Renzi – . A cavallo di tre regioni diverse, per rivolgerci all’ospedale più vicino dobbiamo andare nelle Marche. Tra poco chiuderà anche quel presidio ospedaliero, allora davvero dovremo fare ben più di 60 minuti di macchina per avere assistenza. Immaginatevi come può essere affrontare un’emergenza. Se allontaniamo i presidi ospedalieri i cittadini se ne vanno. Ma non manca solo questo. Non abbiamo un asilo nido e rischiamo di perdere il nostro consiglio d’istituto scolastico. Altro paradosso: abbiamo due grandi metanodotti che passano da noi, ma il Comune di Sestino non è metanizzato. Aiutateci a vivere nel nostro territorio o saremo costretti ad abbandonarlo».
Caos Sanità. Sulla riorganizzazione della sanità in Toscana si sono scatenati tutti i sindaci presenti stamani in Sala Rosa, nel Comune di Arezzo. «Questa dislocazione a tre delle Asl della Toscana, proprio non ci piace – ha dichiarato il sindaco di San Giovanni Valdarno, Maurizio Viligiardi – ora dobbiamo lavorare per non perdere i nostri presidi ospedalieri». A proposito di perdite, non poteva esimersi dal parlare Daniele Bernardini, sindaco di Bibbiena, dove, per decreto regionale, sta per essere chiuso il punto nascite dell’ospedale di Bibbiena, l’unico del Casentino. «Già l’accorpamento delle Asl sta dando non pochi problemi ai territori e ai rapporti dei Comuni coi propri cittadini – ha dichiarato–. Il caso di Bibbiena è emblematico. Se poi ci aggiungiamo anche la riduzione dei distretti sanitari è il caos. Stiamo molto attenti. Razionalizzare sì, perdere i nostri ospedali no». Sulla riforma della sanità toscana, Biffoni non ha avuto dubbi: «Noi di Anci Toscana abbiamo una grande responsabilità politica e istituzionale – ha detto -. Non dobbiamo permettere che la legge regionale ci venga calata dall’alto. Dobbiamo essere pronti e scrivere una valida alternativa da proporre alla Regione. Siamo qui ad Arezzo apposta, per lavorare coinvolgendo tutte le realtà locali».