L’area democristiana dentro il Partito Democratico a Siena non ci sta e contesta le candidature per le regionali. Dichiara guerra, chiede un incontro urgente al segretario regionale e annuncia l’ipotesi di rivolgersi ad un Tribunale. Sullo sfondo poi lo svelamento del “grande inciucio” che garantirebbe il ritorno al potere di Ceccuzzi e Mussari con la elezione di Simone Bezzini. Non mancano, inoltre, i riferimenti al candidato dei renziani Stefano Scaramelli (“scarsa propensione alla politica”), reo di aver sostenuto la candidatura di Bezzini in Direzione provinciale, e al sindaco di Siena, Bruno Valentini (“ostaggio di comodo”), che rischia di avere i giorni contati. È dura la presa di posizione dell’associazione Confronti, vicina all’attuale presidente del Consiglio regionale, Alberto Monaci, dopo che la settimana scorsa il Pd provinciale ha escluso la auto candidatura di Piero Ricci per uno scranno in Regione.
Fino in Tribunale «Chiediamo un incontro urgente per salvare il Pd di Siena dal ritorno di Ceccuzzi e Mussari con il segretario regionale, Dario Parrini. Partendo da una nuova definizione della lista per le prossime elezioni regionali. È quanto abbiamo chiesto al Pd della Toscana perché siamo consapevoli del fallimento che il Pd senese sta vivendo, con il rischio di un risultato elettorale pessimo. E andremo fino in fondo. Rappresentiamo l’unica minoranza uscita dall’ultimo congresso con quasi il 25% dei consensi e chiedere di poter segnalare una candidatura significa rivendicare un principio di democrazia che continueremo a difendere in ogni sede, anche in Tribunale».
Il Partito a Siena Poi la descrizione di un partito che a Siena sarebbe «diviso, chiuso, fatto di correnti e gruppi di potere. La lista per le regionali proposta vede il tentativo di ritorno di quella classe dirigente che ha distrutto Siena. La candidatura di Bezzini, sostenuta da Ceccuzzi, ripropone per intero quel gruppo di potere che ha gestito le vicende del Monte dei Paschi, di Banca Antonveneta, della SienaBiotech, di Sansedoni. Quel gruppo di potere che ha sempre sostenuto e “condiviso” insieme a Mussari il più grande patrimonio di questa comunità. Un misto di funzionari di partito che tra incapacità e malaffare ha messo in ginocchio Siena, barattandone il futuro con la ricerca di vantaggi e ricchezze personali».
Il ritorno al passato «È imbarazzante e sinonimo di scarsa propensione alla politica il fatto che la lista con la candidatura di Bezzini è stata votata da Scaramelli e dai renziani veri o d’accanto. Chi si è candidato per cambiare verso al Pd di Siena ha votato per far tornare al potere la coppia Bezzini-Ceccuzzi in attesa che ritorni anche Mussari. Scaramelli, avvisato del pericolo, ha preferito eliminare un concorrente come Ricci per paura di non ottenere le preferenze necessarie per sedere in Consiglio Regionale, piegando ormai da troppo tempo il gruppo renziano alla sua ambizione di sedere sulla poltrona della Regione Toscana, sacrificando tutto, anche permettendo il ritorno del passato. Un passato che partirà proprio da Siena città».
Valentini, mandato a rischio «Una volta eletto Bezzini in Consiglio Regionale, Ceccuzzi farà valere i propri numeri sul Comune di Siena e Valentini, ostaggio comodo, vedrà contati i propri giorni come Sindaco con la probabile conclusione di non finire il mandato elettorale e consegnare di nuovo ad un commissario il Comune. Siamo certi che il segretario regionale Parrini non vorrà essere partecipe del ritorno di questa stagione politica e essendo il Pd regionale unico soggetto competente a decidere sulla lista per le prossime elezioni, affidiamo alla direzione regionale la gestione di questa pericolosa situazione». La riunione della Direzione Regionale chiamata a pronunciarsi sul “caso” Siena sarà convocata entro sabato.
Le dure parole dell’associazione Confronti si scontrano, però, con il fatto che alcuni esponenti di questa battagliera associazione sono stati figure di spicco di passate amminsitrazioni, come Alessandro Pinciani e Riccardo Burresi alla Provincia di Siena quando Bezzini era presidente. Maggiore forza e credibilità a certe richieste richiederebbe quantomeno coerenza politica.