Una nuova stagione estiva, tempo permettendo, è pronta ad iniziare, ma i ristoratori pisani si trovano di nuovo a far fronte al proliferare di sagre e feste paesane. Già la città e la provincia cominciano a riempirsi di manifesti che ne pubblicizzano data e orari. In termini assoluti, sagre e feste paesane sono più di cento ogni anno a Pisa e provincia – secondo una indagine della Fipe Confcommercio – e incidono nelle tasche dei ristoranti regolari per un ammontare di 4 milioni e mezzo di euro. Un impatto enorme, se consideriamo la crisi dei consumi, in particolare quelli finalizzati alla ristorazione, il progressivo aumento dei costi fissi, di imposte e tasse che gravano sulla categoria. Nel solo comune di Pisa, nei primi tre mesi del 2013, sono chiusi ben 22 ristoranti.
«Concorrenza sleale» Daniela Petraglia, presidente di ConfRistoranti Confcommercio Pisa lancia l'allarme: «Dobbiamo intervenire contro questa grave e fin troppo tollerata forma di concorrenza sleale. Dietro l'organizzazione di una cosiddetta “sagra” riscontriamo molto spesso parametri igienici borderline, per non parlare del rispetto delle norme di sicurezza. Credo che sia opportuno che le amministrazioni locali, proprio a partire da Pisa, così come stabilito peraltro dalla legge regionale, organizzino un calendario annuale delle sagre e delle feste paesane, stilato di concerto con le associazioni di categoria».
«Salvaguardare le sagre di qualità» Conferma questa impostazione Federico Pieragnoli, direttore di Confcommercio Pisa: «Sono circa 750 i giorni di sagre nella provincia di Pisa. Un numero enorme, che incide pesantemente sul lavoro delle attività regolari. E' urgente una nuova disciplina, più restrittiva e una regolamentazione del numero e della durata di queste manifestazioni, salvaguardando solo quelle realmente di qualità. Sappiamo tutti che il loro scopo dovrebbe essere culturale e di valorizzazione dei territori, mentre troppo spesso diventano solo un pretesto per somministrare cibi e bevande eludendo gran parte delle normative in vigore. Un gioco sleale che non possiamo più accettare. La strada ineludibile è quella di un albo delle sagre riconosciute e di un apposito regolamento concordato con gli stessi imprenditori della ristorazione».
Il sondaggio tra i pubblici esercizi pisani Intervistati più di cento pubblici esercizi della provincia di Pisa. Il giro d'affari di sagre e circoli privati, costa ai pubblici esercizi della provincia oltre 4 milioni e mezzo di euro. Per il 94,4% dei titolari di pubblici esercizi, le maggiori criticità evidenziate dalle sagre sono il mancato rispetto delle regole igienico-sanitarie, fiscali e del lavoro e uno scarso coinvolgimento degli operatori locali (33,3%).In provincia di Pisa, si organizzano una media di 20 giorni di sagre per comune ogni anno e un numero medio annuo di giorni di sagre pari a 780 giorni.In termini assoluti, sagre e feste paesane sono più di cento ogni anno.