Per salvaguardare il territorio rurale dal rischio di erosione dei suoli, un’azienda agricola di medie dimensioni (valutate in 10 ettari di superficie) in Italia spende dai 300 a 600 euro all’anno. Sono solo alcuni dei costi della cosiddetta “condizionalità”, – una norma comunitaria in applicazione già da alcuni anni, che subordina i pagamenti diretti agli agricoltori al rispetto di una serie di requisiti ambientali – questo l’argomento al centro di un incontro tecnico che si è tenuto alla sede di Ismea a Roma, alla presenza del focus group composto da tecnici in rappresentanza del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, da ISMEA-Rete Rurale, da CONAF (Consiglio dell’Ordine nazionale dei dottori agronomi e dottori forestali), e da UNIMA (Unione nazionali imprese di meccanizzazione agricola).
I costi delle aziende – Il focus group ha l’obiettivo di valutare i costi e gli impatti territoriali delle tecniche agronomiche connesse agli adempimenti di condizionalità con particolare riferimento al mantenimento dei terreni in buone condizioni agronomiche ed ambientali. “Sono state valutate le norme tecniche contenute nel decreto ministeriale relativo al regime di condizionalità 2010 (DM 30125/2009) – sottolinea la vicepresidente Conaf, Rosanna Zari –. Per ogni singolo impegno relativo alle buone condizioni agronomiche ed ambientali , sono stati analizzati i costi medi sostenuti per le diverse misure previste nel decreto condizionalità dalle aziende agricole nelle varie regioni – aggiunge Zari – ed il relativo grado di efficacia degli interventi”. Ne è emerso, da questo primo incontro che ad esempio il costo medio all’anno che deve essere sostenuto da una azienda agricola media per il solo mantenimento delle sistemazioni idraulico agrarie – importante funzione per la salvaguardia del territorio rurale – va dai 300 a 600 euro annui, “un costo – precisa –, che varia in relazione alla morfologia del terreno ed all’ubicazione della stessa azienda, a questo devono poi essere aggiunti i costi relativi alle altre misure quali : mantenimento degli elementi caratteristici del paesaggio agrario, mantenimento degli habitat, mantenimento degli oliveti e vigneti ecc”. Giudizio molto positivo da parte dei rappresenti del mondo delle istituzioni agricole per il primo incontro: “Si è rilevato molto importante il ruolo dell’informazione all’agricoltore – prosegue Camillo Zaccarini Bonelli di ISMEA – ed il supporto tecnico della consulenza con l’obiettivo di portare l’impresa agricola ad un miglioramento del rispetto delle norme sulla condizionalità. Una volta concluso il lavoro di studio, i risultati complessivi saranno presentati dal MIPAAF, alla Commissione Europea nel corso di un evento destinato ad approfondire la condizionalità in Europa e le prospettive della Politica agricola comune (PAC) dopo il 2013”.
Condizionalità – E’ l’insieme di regole che gli agricoltori europei devono rispettare per garantire standard elevati di difesa dell’ambiente e del territorio, sicurezza alimentare e salute pubblica, benessere degli animali. Obiettivi – sottolinea la Rete Rurale – che si traducono in specifici comportamenti e requisiti aziendali, il cui rispetto è finalizzato a rafforzare l’agricoltura europea nella sua sostenibilità ambientale e competitività di mercato. Gli impegni di condizionalità rappresentano così un vero e proprio codice di comportamento, varato dall’Unione Europea nel 2003 e adottato in Italia già dal 2005, che è stato valorizzato dalla recente revisione della Politica Agricola Comune (Health Check della Pac).
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