A Siena in casa Pd sembra esserci un problema e questa volta si prova a ricucire. Cioè, di problemi democratici ce ne sono molti ma questa volta il rischio deflagrazione può essere fatale. Infatti, non si tratta di scaramucce tra capataz di corrente ma di una vicenda che può compromettere l’assetto e la tenuta complessiva del partito che, come sappiamo, a Siena e in quella che fu la provincia è anche e soprattutto un partito nelle istituzioni.
E se è passata nel mugugno e silenzio di tanti la riforma e abolizione delle Province (oggi l’assenza di un ente sovracomunale comincia a farsi sentire) altrettanto indolore non sembra preannunciarsi la nuova ondata democratica di rottamazione dei Comuni. Il caso del referendum Abetone e Cutigliano, su cui d’imperio il Consiglio regionale ha deciso, ha creato l’allarme. E molti primi cittadini stanno cominciando a far sentire la loro voce. Sabato prossimo saranno alcuni sindaci dell’area livornese e pisana a trovarsi a Guardistallo e per il 12 marzo a Volterra è attesa un’invasione di primi cittadini di Comuni “dimenticati”.
Ma ad allarmare il Pd è stato ieri il documento siglato da 13 primi cittadini di comuni senesi. Più di un terzo. E tra questi molti sindaci piddini, da Luciana Bartaletti di Chiusdino a Claudio Galletti di Castiglione d’Orcia, Eva Barbanera di Cetona e Raffaella Senesi di Monteriggioni, Francesco Fabbrizzi di Radicofani, Emiliano Bravi di Radicondoli, Paolo Morelli di San Casciano dei Bagni, Giacomo Bassi di San Gimignano e Roberto Machetti di Trequanda. E non si sono preoccupati di firmare insieme ai civici Andrea Marchetti di Chianciano Terme, Piero Pii di Casole d’Elsa, Luigi Vagaggini di Piancastagnaio, Fabrizio Fè di Pienza. In gioco c’è la stessa sopravvivenza dei loro comuni e non sono stati a guardare l’appartenenza politica dei cofirmatari.
Per correre quindi ai ripari il partito provinciale si è così affrettato a stilare un documento che provasse, come si diceva un tempo, a fare sintesi. Insomma, un colpo al cerchio e uno alla botte per difendere le scelte nazionali del partito che ha presentato una proposta di legge in Parlamento per la fusione obbligatoria dei Comuni sotto i 5.000 abitanti ma anche per venire incontri ai compagni di partito che oggi vestono la fascia tricolore in quei comuni.
«La segreteria territoriale del Partito Democratico senese è fermamente convinta che la politica possa e debba essere fatta partendo dalle necessità e dalle istanze dei cittadini ed è per questa ragione che accogliamo la preoccupazione dei sindaci di avviare una discussione seria ed approfondita sui cambiamenti di politica istituzionale del territorio».
Ma si avverte nel documento «Non servono fughe in avanti, né da parte delle istituzioni né della politica. E non serve neanche precostituire condizioni finanziarie che possono falsare le scelte».
Già, la questione finanziaria non è poi così secondaria e riguarda le risorse che la Regione Toscana mette sul piatto in caso di fusioni tra Comuni. Una cosa francamente strana perché anziché premiare i progetti (strade, scuole, infrastrutture, servizi) si premiano i comportamenti. E qualcuno poi ha il coraggio di dire che così si tiene in conto le esigenze dei cittadini?