A febbraio le dimissioni del sindaco Carini a Monte San Savino, a settembre quelle di Cesarini a Castiglion Fiorentino. Oggi si parla di un’ipotesi di commissariamento per il Comune di Fiesole a causa di un dissesto economico. Un po’ a macchia di leopardo, molti comuni della Toscana sembrano presentare problemi di carattere finanziario.
Sul tema, Agenzia Impress ha intervistato in esclusiva il presidente dell’Anci Toscana (e sindaco di Livorno), Alessandro Cosimi.
Presidente, si può fare un punto della situazione sullo stato di salute dei comuni toscani?
«Nonostante la grave e persistente ristrettezza di risorse della finanza locale, che investe dappertutto i bilanci comunali nelle regioni a statuto ordinario, si può affermare che nel complesso in Toscana il comparto comunale presenta una condizione finanziaria di “sostanziale tenuta”. Tutti i comuni vivono una situazione di preoccupante stress finanziario, ma almeno allo stato attuale soltanto alcuni registrano sotto questo aspetto una condizione di eccezionalità. Dal Rapporto Ifel 2011 si ricava che nel 2010 soltanto un comune toscano ha violato il Patto di Stabilità Interno, mentre la Corte dei Conti – nella sua ultima Relazione sulla gestione finanziaria degli Enti Locali – evidenzia la presenza nella nostra regione di un numero esiguo sia di comuni dissestati (4 alla data del 19 aprile 2011, peraltro risalenti alla fine degli anni ’80 e comunque tutti provvisti di un piano specifico di estinzione) che di comuni con disavanzo di amministrazione (9 nel 2009, altri 2 nel 2010)».
Quali sono i punti di maggiore criticità nei bilanci? Scarse entrate o scarsa capacità di ridurre la spesa corrente?
«Innanzitutto l’assenza di un quadro stabile e certo delle regole prefissate, che annulla quasi completamente la possibilità di un’effettiva programmazione finanziaria. Se per certi versi questa condizione è tipica di ciascuna fase di riforma strutturale, quale quella che sta attraversando la finanza locale del nostro Paese con l’avvio del federalismo municipale ed il graduale superamento del criterio della spesa storica, bisogna comunque condannare il mancato rispetto degli accordi interistituzionali reiteratamente manifestato dal Governo centrale nei confronti delle Autonomie Locali, in primis per quanto concerne il principio dell’invarianza finanziaria durante il processo di fiscalizzazione dei trasferimenti erariali. Solo in Toscana, sotto questo aspetto, nel 2011 mancano all’appello 101 milioni di euro, ai quali se ne aggiungeranno altri 169 nel corso del 2012. Altra nota assai dolente è il Patto di Stabilità Interno, il cui obiettivo programmatico per il 2012 raggiungerà nella nostra regione quota 290 milioni di euro, depotenziando enormemente la capacità di cassa dei bilanci comunali, a discapito ulteriore degli investimenti sul territorio già programmati. Questo effetto in gran parte lo si avrà anche nel caso in cui in tutti i comuni dovessimo aumentare l’addizionale all’Irpef (più o meno 163 milioni aggiuntivi per ogni esercizio finanziario) o introdurre l’imposta di soggiorno (circa 90 milioni di euro annui, secondo le ultime stime elaborate recentemente da Anci Toscana). Ciò non significa che il comparto comunale anche in Toscana non possa o non debba migliorare la sua performance amministrativa, in primis sul versante della spesa corrente (che continua lievemente ad aumentare anche per fare fronte alla crescente condizione di disagio sociale avvertito nei territori comunali e derivante dalla perdurante crisi economica attraversata dal Paese): siamo infatti concretamente impegnati – a differenza delle Pubbliche Amministrazioni centrali – nel ridefinire i fabbisogni standard delle nostre funzioni fondamentali (ossia l’80% delle spese comunali), nel rispetto dei principi di efficienza ed efficacia del governo locale».
Quanto incide nei bilanci la spesa corrente e quanto gli investimenti?
«Al netto delle partite di giro, nel comparto comunale della Toscana la spesa corrente assorbe il 64% delle risorse, quella in conto capitale circa il 26%».
Quanti comuni (in percentuale) sono caduti nella trappola dei Boc e di altri strumenti finanziari che hanno fruttato poco o nulla?
«Secondo l’indagine ad hoc condotta dalla Corte dei Conti, sono 53 i comuni toscani che presentano “derivati” (ossia il 18,5% dell’universo comunale, rispetto ad un valore nazionale dell’8,1%), per un numero complessivo di contratti pari a 83, dei quali 22 con saldo valore mark to market positivo ed i restanti 61 con rispettivo saldo negativo, facendo registrare una perdita finanziaria di circa 67 milioni di euro. È pertanto indubbio che sotto questo profilo il comparto comunale in Toscana ha manifestato una performance non propriamente brillante, alla quale però si sta gradualmente rimediando: è piuttosto confortante, ad esempio, il fatto che già nel 2010 si siano registrati 32 casi di estinzione anticipata del contratto derivato, pagando una somma corrispondente al valore mark to market».
Cosa ne pensa del ripristino dell’Ici per la prima casa?
«L’Anci auspica da sempre che il principale cespite della tassazione locale siano gli immobili e, di conseguenza, il ripristino dell’abitazione principale come base imponibile a disposizione della finanza comunale, salutando pertanto con soddisfazione la previsione del tributo Res contenuta nello schema di correttivo al D.Lgs 23/2011 sul federalismo municipale. Questo nuovo strumento fiscale, rivolto sia ai servizi dei rifiuti che a quelli cosiddetti indivisibili, riprende opportunamente il principio secondo cui il finanziamento della “città pubblica” non possa prescindere da una qualche forma di prelievo comunale sull’abitazione di residenza, come del resto avviene in tutti gli ordinamenti evoluti dove l’autonomia locale assume un adeguato peso politico-istituzionale».
Il Federalismo Fiscale ha portato qualche beneficio?
«L’Anci non ha mai affrontato tale questione secondo lo schema tipico dell’analisi costi-benefici, sostenendo invece con favore l’approdo verso un federalismo fiscale contrassegnato dal binomio autonomia-responsabilità, capace di valorizzare concretamente l’azione amministrativa discrezionalmente elaborata sul territorio, premiando le Amministrazioni meritevoli e, allo stesso tempo, tutelando le aree del Paese che partono da condizioni sociali, economiche e fiscali svantaggiate rispetto alla media nazionale».