Le storie dei migranti e le loro memorie raccontate in musica. Può essere “spiegato” così Verdemar, il primo cd del Duotango uscito a marzo; un progetto nato dalla collaborazione tra Giorgio Albiani e Omar Cyrulnik, due chitarristi di fama internazionale che insieme faranno una tournée tra Argentina ed Europa per farlo conoscere sempre di più. Di questo e molto altro abbiamo parlato con Giorgio Albiani.
Come è cominciata la collaborazione con Omar Cyrulnik, l’altro componente del Duotango?
«Io e Omar ci siamo conosciuti a luglio del 2012 sul palco di un Festival in Francia nella zona di Limousin, dove vengono organizzati concerti e masterclass a cui entrambi eravamo stati invitati. Ci siamo sentiti suonare e da lì sono nati subito una forte amicizia, entusiasmo, feeling e un’amicizia».
Il vostro debutto è avvenuto in un giorno particolare…
«Si, abbiamo debuttato con il nome Duotango il 14 marzo 2013, nell’Oratorio del Gonfalone a Roma, proprio il giorno seguente all’elezione di Papa Francesco, pure lui neanche a farlo apposta mix di cultura italiana e argentina. Di fatto il concerto è diventato un omaggio al Papa ed è stato trasmesso anche nella sua terra. Il Duotango è fondamentalmente un incontro tra culture, suoni e storie».
Com’è nato il progetto di Verdemar?
«L’idea del cd è nata in modo del tutto naturale. Cercavamo una storia da raccontare; io sono convinto che se c’è un contenuto, attraverso la musica, questo contenuto arriva alla gente. È come scrivere un libro: non si scrive se non si ha niente da dire».
Di cosa parla il cd?
«Verdemar, attraverso le sue sonorità, parla di migranti, memoria e storia. La musica riesce a raccontare questi elementi molto bene. Si parla di vicende umane e di storie molto intense. I protagonisti sono i migranti italiani ed europei che all’inizio del XX secolo si diressero carichi di speranze e nostalgia in Sud America, in cerca del loro futuro. Oggi quel futuro è il presente di una terra, l’Argentina, cresciuta con lo spirito di quelle persone».
Come avete selezionato i compositori delle musiche del cd?
«Le musiche del cd sono state scritte da compositori italiani emigrati o figli di emigrati italiani in Argentina. Io mi sono quindi affidato molto a Omar, assessore della Direzione Generale di Educazione Artistica del governo di Buenos Aires».
Porterete Verdemar in tour?
«Sì, faremo una tournée che partirà l’ultima settimana di settembre e per 20 giorni gireremo l’Argentina, toccando Buenos Aires, Rosario e Cordoba. Mi piacerebbe arrivare fino alla Terra del Fuoco, speriamo si possa fare. In queste città suoneremo in teatri di architettura italiana. Stiamo anche programmando ulteriori concerti in Finlandia, Polonia, Francia e Germania».
Le vostre sonorità da cosa sono influenzate?
«Le sonorità presenti nel cd derivano da un miscuglio fra lo studio della musica classica e la musica popolare. Bisogna cercare di contaminarsi; la chitarra è uno strumento che si pone in una posizione intermedia tra questi due stili. Il nostro cd nasce dall’incontro tra due mondi molto diversi anche culturalmente a cui abbiamo dato un taglio acustico. In Italia siamo poco abituati ad incontrarci, la tendenza è di separare i generi musicali e classificarli, mentre in altri paesi come la Spagna e l’Est europeo c’è maggiore contaminazione di stili».
Quali sono i prossimi progetti del duo?
«In futuro ci piacerebbe sviluppare un percorso con compositori che scrivono opere dedicate a noi e vorremmo fare anche un progetto multimediale con dei video che raccontino meglio lo sviluppo di Verdemar».
Tre artisti che secondo lei vale la pena ascoltare…
«Senza dubbio Antonella Ruggiero, gli Avion Travel, e poi Servillo, che in scena mescola musica e parole».
Un’ultima domanda. Cosa consiglierebbe ad un giovane che vuole intraprendere il mestiere di musicista?
«Un giovane con questo obiettivo deve darsi come base una fortissima preparazione: frequentare i conservatori aperti a più generi musicali, che abbiano uno stampo trasversale. Deve inoltre farsi un solido bagaglio tecnico e, appena può, cominciare a viaggiare. Non bisogna farsi fregare dall’apparente semplicità delle cose; bisogna invece lavorare con determinazione e studiare con grande apertura mentale».