FIRENZE – Uniformità e sburocratizzazione. Contro la violenza sulle donne la risposta deve essere sempre immediata e nel protocollo sul Codice Rosa firmato tra Regione e procure c’è tutta l’urgenza di semplificare le pratiche.
“Senza questa collaborazione che prevede tecnico-sanitario e giuridico insieme – ha affermato Luciana Piras, procuratrice generale facente funzioni presso la Corte di appello di Firenze – noi non saremmo in grado di raggiungere quei risultati che garantiscono non solo l’accoglienza, la tutela e il trattamento sanitario e psicologico delle vittime di violenza, ma anche, nella nostra ottica di indagine, la conservazione di quel materiale probatorio che ci servirà per fare i processi e accertare le responsabilità”.
Valutazione condivise da Vittoria Doretti, coordinatrice della Rete regionale Codice Rosa: “Il nuovo accordo è il frutto di un lavoro lungo tre anni, che non si è fermato neppure durante l’emergenza pandemica. E nell’ottimo lavoro di squadra tra enti ed istituzioni importantissimo è anche ill ruolo dei centri antiviolenza distribuiti sul territorio”.
Con il nuovo protocollo, reati come quelli per lesioni volontarie personali, contro la libertà sessuale o per maltrattamenti in famiglia sono adesso perseguibili in più situazioni d’ufficio. I sanitari hanno in questo caso obbligo di referto e di denuncia (anche quando operano privatamente, anche se costretti a violare il segreto professionale) e il protocollo illustra tempi e modalità. In alcune fattispecie, come le lesioni per fatto doloso con prognosi non superiore a venti giorni o nel caso di violenza sessuale su un adulto, si procede necessariamente e solo su querela di parte. Il filo rosso al centro del lavoro tra Regione e procure è il massimo rispetto della volontà della vittima: ovviamente quando non ci sono procedibilità d’ufficio.
L’intesa precedente con le procure risaliva al 2018, un accordo che aveva messo insieme da un lato l’esigenza di massima garanzia di tutela e rispetto delle vittime e dall’altro l’attuazione di tutti quegli atti giuridico-forensi necessari ai fini delle denunce ed indagini – i più efficaci ed efficienti possibili – facendo tesoro delle esperienze maturate nel tempo nei territori per omogeneizzare le procedure di tutti. Modifiche normative hanno reso necessaria una revisione del testo, ma gli stessi obiettivi rimangono al centro anche del nuovo accordo.
Del resto i numeri raccontano un fenomeno che non è purtroppo in calo. Dal 2012 al 2021 sono stati oltre 25 mila gli accessi nei pronto soccorso toscani in “codice rosa”. Pandemia e lockdown aveva ridotto il numero di casi e denunce, che nel 2021 sono tornati però ai livelli del 2019: 1918 episodi nel corso di tutto l’anno, con un aumento del 14,6 per cento rispetto al 2020 (e percentuali di crescita quasi identici tra adulti e bambine e bambini). In particolare sono 1646 i casi che interessano gli adulti e 272 i minori coinvolti.
Tra i grandi, dove le fasce più rappresentate sono quelle tra 40 e 49 anni e tra diciotto e ventinove, svettano gli episodi di violenza su donne: 1328. Più bilanciato il dato sui piccoli: 156 femmine e 116 maschi hanno subito violenza, con protagonisti nei due terzi dei casi ragazze e ragazzi tra i dodici e i diciassette anni. Le vittime straniere sono 484 tra gli adulti e 78 tra i minori, in media tre su dieci. Complessivamente tra i 1918 episodi registrati nel 2021 si contano 1743 casi di maltrattamento, 169 abusi (73 su minori, una violenza su quattro negli episodi che li riguardano, cresciuti del 5 per cento rispetto al 2020) e 6 casi di stalking.